Prendimi l’aria. La vera natura di Silvio Berlusconi

di Gianfranco Barbanera

Molto è stato detto sulla fascinazione politica di Silvio Berlusconi, sulla montagna di soldi accumulati dal niente, sul mistero della sua personalità.

Si è parlato di “squalo”, affamato di carne umana, soprattutto di quella femminile; un materialista godereccio, un imprenditore senza scrupoli. Una valutazione superficiale e rozza che non fa minimente giustizia della vera natura dell’Uomo.

 Un commentatore disperato ha tirato fuori una notizia dirompente: Silvio ha un fratello gemello. L’ipotesi è suggestiva, ma probabilmente, è una bufala.

 Non si tratta di persona in carne ed ossa ma di un gemello che sta dentro il Silvio nazionale ed esce a notte fonda per le feste di Villa Arcore. Il cosiddetto “Fanciullino” o forse meglio l'”adolescente” che si inebria in un branco di fanciulle seminude o travestite.

 Tra gemelli ce n’è sempre uno che prima o poi diviene dominante, quello che dirige l’altro, gli dà forza, coraggio, inventività.

 È lui, quello che si dimena nella notte fonda e permette all’imprenditore e al politico stanco di coricarsi alle nove di sera. Silvio, di questo fratello gemello non può e non vuole farne a meno. Questa specie di doppia natura serve a disorientare il nemico e a far dire un’infinità di sciocchezze ai commentatori politici.

 La verità è che nessuno ci capisce più niente nel mistero Berlusconi, per il semplice fatto che non si sa di quale dei due gemelli (alias, nature) si parla. Nessuno di azzarda più a vaticinare: la recente rinuncia elettorale da una base vicina allo zero, in un crescendo fino a sfiorare il risultato della sinistra, ha fatto ammutolire l’intera nazione.

 L’elettorato di centrodestra ha idee chiare: se c’è qualcosa che produce un po’ di imbarazzo al pubblico pudore è da attribuirsi al gemello della notte.

 Silvio, che si corica alle 21 di sera, è tutt’altra cosa: ama l’astratto, il rarefatto, la fantasia, l’impossibile, il nulla e il tutto, il logo e l’anima.

 Dall’etere nasce il suo impero, non dimentichiamolo: comprare e vendere aria sottoforma di spots pubblicitari. Silvio si è allenato, fin dagli esordi, in questo esercizio di creazione del consenso.

 L’Uomo ha quasi un’inclinazione al misticismo, all’Ordine monastico ed è mancato poco che ne fondasse uno, quello delle Olgiatine, se non fosse stato per la mancanza di due dei tre voti ecclesiastici necessari: obbedienza, castità, povertà. Di fronte alla impossibilità di onorare gli ultimi due, si è arreso.

 Non è uno sciocco il Nostro. Sa che quando i suoi gridano “meno male che Silvio c’è”, intendono dire “meno male che io ci sono”. “Sono qui, sono qui, sono qui”, ha urlato a Brescia, ben interpretando il sentimento di ciascuno dei suoi elettori. Milioni di loro hanno ripetuto: “ Ci siamo”.

 Silvio piace per quella sua leggerezza, per quella sua “fame d’aria” che si esprime nel suo “Popolo delle Libertà”. Piace soprattutto alle donne e viene adorato da quelle che hanno dovuto sopportare per una vita mariti rozzi, ossessivi, senza fantasia, dediti ad “arti vili” (così si diceva un tempo di tutte quelle attività non confacenti al ceto nobiliare).

 L’Uomo è scaltro, intelligente, agisce in profondità – anche se non sembra – sempre in sintonia con la gran parte del genere umano che gradisce i due piatti più succulenti: denaro e sesso. Ha visto che il gioco funziona e si raffina, consolida il concetto fino a divenire lui stesso logo, filosofia, suggestione del sacro. Non l’ha mai detto – e non lo ammetterà mai – ma dentro di sé ha sempre pensato di fondare una nuova religione: quella laica dell’Azienda.

 Dobbiamo dargli atto di una certa coerenza. Già dagli esordi promise: “Diventerete tutti ricchi come me e avrete la vostra azienda”. Così è stato, al punto che oggi più della metà dei manovali edili italiani ha la sua bella azienda, con tanto di partita IVA e commercialista al seguito. Così è se vuoi lavorare.

 Gli italiani per questo gli sono grati, soprattutto per il commercialista. Una figura professionale nuova, amata dal Nostro, fino al punto di volerla a capo del Ministero delle Finanze. Fatta una religione, ci vuole un prete confessore disponibile ad ascoltare ed assolvere i “peccati del mondo”. È lui, il commercialista.

 Dal niente al tutto, è l’itinerario di Silvio Berlusconi, metafora del desiderio dell’essere umano che punta addirittura all’Aldilà. Silvio si accontenta di tappe intermedie: Antigua, le Caymans, ecc. ecc…, con lo scopo di “dar rifugio” al risparmio e mettere l’imprenditore al riparo di se stesso. Non deve rispondere più in prima persona; risponde l’Azienda e, nei casi disperati, il commercialista. Il falso in bilancio è peccato veniale.

 

Un po’ di compassione, comunque, dobbiamo usarla anche verso Silvio, un poveruomo senza famiglia, senza amici (quelli veri), circondato da leccapiedi osannanti. È spaventato. Cambia continuamente strategia. Quando deve ammiccare, tira fuori Quagliarello e Bondi; quando c’è da picchiare duro entra in scena Verdini e persino… Capezzone.

 Sente il fiato dei giudici sul collo e l’età – settantasei anni – gli pesa. Ma non è finito. Riesce a capire cose che alla “gente” non è dato neppure sognare. Non lo dice, ma getta il suo asso: gli italiani sono capitalisti! Quasi tutti proprietari di case, grandi compratori di B.O.T. e C.C.T.. Quasi tutti, anche se non lo dicono, compresi quelli di sinistra e i più poveri, sono con lui: rimborso dell’IMU! «Rivoglio i miei 120 euro, subito». Un colpo di genio.

Quando non è in televisione, ce lo immaginiamo con la fantasia, quest’uomo quasi vecchio, in fuga dai processi e soprattutto da se stesso. E ne abbiamo compassione, perché è uno di noi.

 Alberto Sordi ha messo in scena gli italiani; Silvio Berlusconi recita Sordi che recita gli italiani.

 Intanto rimane aperto un problema sul piano processuale: chi dei due gemelli è l’imputato? Nell’eventualità di una condanna, chi dei due dovrà pagare?

 

 

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5 risposte a Prendimi l’aria. La vera natura di Silvio Berlusconi

  1. Si vede che non mi sono spiegato bene…….nel commento ho denigrato il fatto che Berlusconi non abbia alcuna ideologia se non quella di pensare esclusivamente a se stesso, e non credo che questo si possa chiamare ideologia.

  2. carlo sacco scrive:

    Considero il discorso di Donatelli rischiante di fuorvianza.Alla fine quello che ne scaturisce è la deformazione dell’ideologia in quanto necessaria derivazione del concetto di ”idea” e senza idee non si può vivere.Ed allora siccome viviamo in un mondo che dagli ultimi 30 anni non fa altro che denigrare l’ideologia(vedi Berlusconi)come se fosse il male dell’umanità, ed a tale denigrazione si è uniformata la classe politica tutta nessuno escluso,con in prima fila i settori legati alla professione della religione di cui l’Italia per cultura e costituzione è impregnata fin nei pori della pelle,si dovrebbe capire che tale impostazione denigratoria dell’ideologia conduce a pensare ed esercitare la fine della critica a quanto abbiamo intorno.Anche il capitalismo ed i suoi valori oltre ad essere una prassi sono ugualmente ideologia,ed i loro malcelati difensori in politica gioiscono quando si affermano le acriticità,perchè quasi sempre sanno di avere un fortissimo alleato dalla loro parte che sà bene che alla fine delle ideologie,nell’uomo rimane solo la speranza dell’immortalità,che sanno vendere molto bene,e tale merce abbon- da nei loro scaffali.Ecco perchè lo considero il più grande ricatto morale poggiato sulla natu- rale limitatezza della condizione umana.Le nostre società sono il frutto di tale profondo condizionamento.

  3. Bellissimo articolo.Vorrei, con rispetto vorrei aggiungere qualcosa.
    Le ‘ masse’ hanno sempre bisogno di qualcuno che li ‘diriga’, sia esso un capo branco o una ‘capa’ branco.
    I capi branco sono capi per una combinazione di forza fisica ed esperienza. Nel mondo umano si aggiungono carisma e ideologia. Napoleone, Mussolini e Hitler avevano carisma e idelogie, che poi le ideologie non fossero quelle ‘giuste’ è un altro discorso. Berlusconi ha carisma, purtroppo l’unica ideologia che ha è quella di
    pensare esclusivamente a se stesso e fare più soldi possibile. Il risultato è in un pezzo di cartone che un signore aveva in mano durante una delle manifestazioni: “Un paese è di m…quando colui che lo comanda è uno st…..”.

  4. carlo sacco scrive:

    Caro Barbanera,ci possono essere molti aspetti di critica in diverse direzioni,tutti plausibili, tutti possibili,ma credo che nella critica non occorra perdere il contatto ed il riferimento dalla realtà oggettiva.Fatto stà,ed è inequivocabile,che ” le supposte doti” od al contrario ”le mancanze” di un Berlusconi e del berlusconismo come modo di essere,comportarsi e pensare,hanno interessato” positivamente per Berlusconi”un buon 30-35% di italiani,che non si curano affatto delle azioni che lo stesso possa compiere,non ne danno un giudizio negativo oppure sembrano a molti essere e rientrare in un ambito di normalità.L’assorbimento e la giustificazione di tutto questo che non sarebbe possibile in un paese laico come Francia, Inghilterra,USA,Germania,Olanda od altri,in Italia diventa possibile con tutta naturalezza. Mi si risponda allora quale sia la presenza di tale fattore nell’etica e nella formazione culturale degli italiani che permette tale differenza fra gli altri paesi e l’Italia, e vediamo a quale considerazione si arriva.Poi forse mi ci vorrà un Post intero per rispondere.

  5. GIANFRANCO BARBANERA scrive:

    L’autore del post ha chiesto di inserire il seguento commento:

    “Incontro amici che mi dicono:” Il suo e’ il solito articolo contro Berlusconi”
    Forse non hanno letto per intero; non e’ ne’ pro, ne’ contro Berlusconi.
    E’ un tentativo di capire il suo successo nonostante tutto.
    Machiavelli definisce “virtu'” la capacita’ del Principe di provocare consenso al fine di governare e raggiungere obiettivi di “bene comune”.
    In fondo l’articolo non enuncia certezze, ma pone alla riflessione il seguente interrogativo:
    “Il Bunga Bunga e’ forse una virtu’ e Berlusconi “un uomo virtuoso”?
    Il consenso che riceve sembrerebbe dare risposta affermativa.
    Sempreche’ Machiavelli abbia ragione”
    Gianfranco Barbanera

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