Scritto prima: Con dignità

di Rosa Iannuzzi

Con dignità in tutti questi anni abbiamo ascoltato parole che parlavano di licenziamento, di cassa integrazione. Che riguardavano il nostro futuro, che abortivano i nostri progetti di vita – una casa, un matrimonio, una famiglia – e siamo tornati a casa senza scomporci, confidando in una nuova opportunità, perché i nostri amministratori continuavano a dirci che tutto andava bene, che tutto sarebbe andato per il meglio. Perché quando eravamo ragazzi la Costituzione non si imparava soltanto a scuola, ma nella vita di tutti i giorni e l’Italia era ancora un paese fondato sul lavoro.

Per questo ci abbiamo creduto, e continuiamo ancora a crederci, anche se la nuova opportunità non è più arrivata, non arriva e con dignità cerchiamo di tirare avanti, con gli ultimi risparmi, pagando finché possibile le bollette, l’affitto di casa. Con dignità andiamo a prendere i nostri figli a scuola e partecipiamo alle riunioni, sempre gli stessi, sempre meno. Perché crediamo che la scuola non riguardi soltanto i nostri figli, i loro insegnanti, i loro dirigenti. Perché crediamo che riguardi tutti noi, la nostra comunità, e che sia il barometro del benessere culturale di un paese.

E restiamo disarmati quando tutto si riduce sempre ad un problema di apprendimento, di comportamento, di opportunità. Ma a chi sono rivolte le opportunità? Di chi sono gli apprendimenti? Quali sono i comportamenti sani e di chi? A chi dobbiamo rendere grazie, per le scuole sempre meno sicure, per gli insegnanti sempre più precari, per le classi sempre più affollate?

Con dignità andiamo a fare la spesa e cerchiamo di mettere insieme la cena, non con quello che vorremmo mangiare, ma con quello che troviamo nel volantino delle offerte, mettendo a confronto le diverse catene dei supermercati locali.

Con dignità cuciamo per l’ennesima volta il pantalone che nostro figlio ha di nuovo scucito, perché non ce la facciamo a comprarne uno nuovo. Non per questo mese. Con dignità facciamo finta che il dolore al braccio sia passato perché il dottore ci prescriverebbe un farmaco che la asl non passa, e la fisioterapia a pagamento non è un lusso che ci possiamo permettere.

Con dignità ricacciamo le lacrime in gola e non riusciamo a credere che a cinquantanni dobbiamo ricominciare daccapo, da soli, senza protezioni alle ginocchia per la caduta, senza nessuno che ci aiuti a risollevarci.

Con dignità in tutti questi anni abbiamo partecipato alle manifestazioni, abbiamo detto quello che pensavamo nelle stanze della politica, durante le assemblee sindacali. Arrabbiandoci con i sindacalisti che ci venivano a cercare solo quando c’era bisogno di firmare il contratto. Arrabbiandoci con i nostri colleghi che hanno sempre e soltanto pensato al contentino economico, senza pretendere maggiori spiegazioni sul futuro della nostra azienda, sul futuro del nostro paese. Con dignità abbiamo insegnato ai nostri figli il valore dell’onestà, dell’impegno, del sacrificio anche quando sembrava inutile, anche quando tutto il resto del mondo stava andando da un’altra parte.

Con dignità abbiamo lottato perché venisse riconosciuto il diritto alla diversità di genere, d’amore, di religione, alle differenze di qualsiasi tipo e da qualsiasi luogo, senza che questo dovesse sempre e dovunque significare essere collocati in una graduatoria.

Oggi con dignità andiamo a votare; e abbiamo votato sempre, perché non dimentichiamo chi, prima di noi, per quel diritto ha dato la vita. Con dignità ci ostiniamo a credere che sia possibile costruire un modo diverso di vivere, che non comprenda la corruzione, l’illegalità, la disonestà, che non contempli la violenza, lautoritarismo, lo stupro continuo della nostra dignità

Buon voto a tutti noi.

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7 risposte a Scritto prima: Con dignità

  1. carlo sacco scrive:

    Non esattamente Donatelli.Lei mi potrebbe insegnare che la vera rivoluzione non solo è ribellarsi contro chi ti opprime ma appena gli hai tolto il potere devi salvaguardare quello che hai realizzato diversamente la rivoluzione cosiddetta ti rimangia e rimagiandoti permette al vecchio di assumere le sembianze del nuovo e di ri-installarsi al potere.Questa non è fantapolitica ma è successo quasi sempre questo.E’ il sistema economico che devi prevedere di cambiare e non lo si fa tutto d’un tratto,occorre non solo consapevolezza ma l’occhio vigile della maggioranza della gente che deve pretendere che ad ogni passo quei meccanismi non ti rimangino ciò che è stato loro tolto.Solo così avrai qualche speranza di riuscire a portare in porto le tue idee.In definitiva:chi viene defenestrato sa sempre che le difficoltà tendono a far riaffermare il vecchio establishment.La vera rivoluzione è non permettere questo su basi forti ai meccanismi economici del sistema.

  2. Sì, hanno sloggiato gli oppressori e le classi che detenevano il potere, questo allora vuol dire che in Inghilterra, Germania e compagnia bella non ci sono più le classi che detengono il potere e gli “oppressori”

  3. carlo sacco scrive:

    Non pretendo di farle cambiare idea Donatelli, ma quello che dice sulla storia che le rivoluzioni alla fine abbiano lasciato il tempo che trovavano non mi può trovare d’accordo assolutamente . Guardi all’America, guardi all’Inghilterra, guardi alla Germania, guardi alla Russia,guardi alla Francia.Le sembra che abbiano lasciato le cose come erano ? A me sinceramente non sembra. E tutte queste non sono state rivoluzioni Gandhiane basate sul dissenso o sugli scioperi del sale….ma fatte con la violenza della guerra perchè solo quella c’è voluta perchè sloggiassero gli oppressori e le classi che detenevano l potere.Guardi al terzo mondo sotto gli imperi coloniali, guardi all’Africa ed all’Asia.Mi sembra che parecchio sia cambiato anche se c’è oggi chi crede che la vita dei cinesi sia stata migliore sotto i mandarini ed i proprietari terrieri che nel sistema vigente oggi.Lo dicono parecchi anche se sanno che non è vero, lo dicono anche parecchi giornali in Occidente e negli stati Uniti anche se non si vergognano di avere la memoria corta, e guarda caso molti di questi sostenevano le epopee coloniali all’epoca.Le volpi perdono il pelo ma non il vizio….

  4. La storia insegna che le rivoluzioni civili o militari hanno lasciato le cose come erano, hanno cambiato soltanto i nomi dei protagonisti.
    Le rivoluzioni mentali hanno, invece cambiato il modo in cui si persepisce il mondo, vedi Galileo per la scienza, e Giotto per la pittura.
    Credo anche io che le preghiere siano valide soltanto a livello personale, credo anche che una rivoluzione mentale potrebbe cambiare il modo in cui le cose vengono percepite. Sarà un mio modo di vedere, ma ne sono convinto e, fino ad ora, non ho trovato alcuna cosa che mi faccia cambiare idea.

  5. carlo sacco scrive:

    Confesso la mia scarsità a capire,ma sarei curioso di sapere come si possa fare a cambiare registro non protestando(avverso le ingiustizie e le distorsioni) e/o senza indignarsi.Forse una soluzione c’è: pregando…. Ma più il tempo passa e più sono dubbioso che con la preghiera si possano cambiare le cose.Forse le cose cambierebbero per noi stessi(cambiamo la nostra condizione mentale questo si ed anche della percezione) ma faccio notare che si tratta di cambiare il mondo non noi stessi.Se fosse solo di cambiare noi stessi non credo che possa essere una grande fatica.Forse quella di cambiare il mondo sarebbe una cosa più grande e dato che risulterebbe difficile allora è meglio e più facile cambiare noi stessi. Chissà ? Ma da quando mondo è mondo i cambiamenti non sono avvenuti perchè si è pregato, o quando sono avvenuti per questo-se si voglia dare una tale interpretazione- sono avvenuti nella maniera recessiva.Si veda la storia di paesi come l’India o certi paesi mussulmani…
    La tensione personale stemperandosi in quella religiosa trova la panacea ai mali del mondo, ma non li risolve, anzi si accrescono per se stessi e per gli altri,col risultato che noi ci si sente più liberi e risolviamo le nostre ansie ,e tutto il resto continua ad andare talvolta anche peggio di prima.Quindi Donatelli mi spieghi cosa propone.

  6. Luca Scaramelli scrive:

    Parole crude, vere e molto toccanti quelle di Rosa, da sempre anch’io sogno un mondo dove la scuola abbia un ruolo da protagonista, un mondo dove ci sia pari dignità al di là di sesso, razza, religione, un mondo di giustizia e di libertà. Adesso però vedo i risultati del senato e se ce ne fosse bisogno ho la conferma che da sempre noi italiani siamo un popolino che si svende per un piatto di lenticchie. Mi auguro solo che i miei figli siano più furbi di me e programmino il loro futuro lontano da questo paese del cazzo.

  7. Mi si è stretto il cuore leggendo l’articolo, e mi sono anche inc….. di brutto.
    Rimango convinto che si potrebbe cambiare l’andazzo, ma non protestando o indignandosi.

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