Un paese civile

di Roberto Donatelli

Circa una settimana fa abbiamo ricevuto una missiva dall’Ufficio tasse inglese che diceva che non avevamo pagato abbastanza tasse sulla pensione. Nella missiva c’era scritto che “NEL CASO CHE L’ERRORE FOSSE STATO COMMESSO DALL’ENTE CHE DOVEVA CALCOLARE LE TASSE, L’IMPORTO SAREBBE STATO PAGATO DALL’ENTE CHE AVEVA SBAGLIATO I CALCOLI”.

C’era anche scritto che i soldi dovuti sarebbero stati prelevati dall’ufficio tasse un po’ alla volta e che, se ci fossero stati motivi di carenza di soldi, di contattare, al riguardo, l’ufficio stesso. Nel nostro caso era ovvio che non dovevamo pagare nulla, in quanto l’Ufficio tasse è anche quello che ci dà la pensione e trattiene le tasse.

Abbiamo telefonato e, dopo la normale trafila fra tre differenti uffici, siamo arrivati a quello giusto. Due minuti di conversazione e il caso è stato risolto. Dopo pochi giorni dalla telefonata abbiamo ricevuto una lettera dall’ufficio a quell’effetto, e con le scuse.

Perchè ho voluto raccontare questa piccola storia? Prima di tutto vorrei far notare la scritta in maiuscolo e quello che viene dopo. Uno Stato potrà avere mille e un difetto ma, se tratta i cittadini con rispetto e ne riconosce sia i doveri che i diritti non può che essere una Nazione CIVILE, nel vero senso del termine.

Vedete qualche somiglianza con la situazione nel nostro Paese? Io non riesco a vederla. A me sembra che il nostro Stato ci tratti da “pezzenti”: voi avete soltanto doveri, l’unico diritto vostro è di dire signorsì, ed è nostro diritto rimpinguare le nostre tasche di più soldi possibili. Soldi che sono nostri in quanto la loro paga viene esclusivamente dai contributi dei cittadini in varie forme, non viene da una produzione industriale o da vendite di articoli.

Forse, in Italia ci vorrà molto tempo (se mai!) prima di arrivare al livello di un paese civile, ma a Chiusi, nel suo piccolo, potremmo arrivarci molto prima. Basterebbe avere come meta principale il benessere dei cittadini, poi va bene tutto (o quasi). Chiusi, grazie alla sua posizione geografica è avvantaggiata rispetto ai paesi limitrofi. Ha tremila anni di storia e un patrimonio culturale immenso. E infine ha delle risorse umane non indifferenti.

Io mi domando, perchè sprecare tutto questo? Perchè cercare sempre lo scontro e non il dibattito? Perchè continuare nello scambio di reciproche accuse? Perchè continuare a sostenere questo o quel personaggio (non uso il termine “politico” per le ragioni di cui sopra)? Perchè non mettere insieme tutta questa grazia per il benessere di Chiusi, intesa come realtà a se stante e Comune?

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Una risposta a Un paese civile

  1. lucianofiorani scrive:

    La strada è assai lunga caro Donatelli, ma se cominciassimo a renderci davvero conto in che situazione siamo finiti forse un primo piccolo passo in avanti si sarebbe fatto.
    Un livello civile minimo accettabile è ancora tutto da conquistare.
    E non solo nei rapporti tra stato e cittadini.

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