La politica non è morta

di Luciano Fiorani

Nel giro di tre giorni mi è capitato di partecipare a quattro iniziative “politiche”. Due si sono rivelate molto interessanti e due, solo una perdita di tempo. Vi voglio parlare, ovviamente, di quelle che mi sono garbate.

La prima era un incontro pubblico, organizzato dall’Associazione Abc, in cui si è discusso di Europa, di finanza, delle prospettive e dei rischi legati alla gravissima crisi che stiamo vivendo. Già dall’introduzione del relatore (il professor d’Antoni) si è capito che si sarebbe ragionato senza seguire gli schemini che i media ci propinano ogni giorno con sempre minor credibilità.

Si è discusso delle pesanti implicazioni per la democrazia che la finanziarizzazione del capitalismo ha determinato. Della crisi che impoverisce i più ma continua ad arricchire i pochi soliti, del ruolo delle banche e delle monete. Insomma di argomenti con cui abbiamo imparato a familiarizzare pur senza essere provetti economisti. Il clima dell’incontro si è subito rivelato vivace, domande e interventi si sono susseguiti e in tanti volevano dire la loro. Per impegni familiari non ho potuto assistere fino al termine e me ne rammarico. En passant: ero tra i più attempati tra quelli presenti.

L’altro incontro a cui ho partecipato si è svolto in un appartamento privato, eravamo in sei e l’argomento era: Nuove Acque e le nostre bollette. A raccontarci il pianeta Nuove Acque è stato un membro del Comitato per l’acqua di Arezzo. Argomento e clima informale hanno reso ancor più interessante del precedente questo appuntamento. In sostanza sono emerse una serie di informazioni che “la grande stampa” si guarda bene dal far conoscere; di come è avvenuta la privatizzazione dell’acqua nelle nostre zone, chi ci ha guadagnato e continua a guadagnarci e di come l’interesse pubblico sia finito al servizio di quello privato anche grazie a meccanismi capestro per cui non basta neppure avere la maggioranza delle azioni pubbliche in quella società per contrastare (ammesso che lo si voglia fare) una multinazionale che spadroneggia a casa nostra.

Sotto l’aspetto pratico ci è stato spiegato come il Comitato si stia impegnando per far recuperare agli utenti la quota depurazione, quando non dovuta. E’ stata inoltre illustrata l’iniziativa di “Obbedienza civile”. Iniziativa a cui hanno già aderito un migliaio di persone e che consiste nell’autoridursi le bollette dell’acqua del 13%. L’autoriduzione, secondo il Comitato, è necessaria perchè non viene applicatoquanto è stato stabilito dal referendum e cioè l’abolizione della quota fissa sulla remunerazione dei capitali investiti da chi gestisce il servizio. Quota che, sempre secondo il Comitato, per noi è ben oltre il 7%, ma arriva appunto al 13%.

Molti altri aspetti sono stati toccati e l’incontro si è concluso con un appuntamento: metà settembre. Per quel periodo verrà organizzataun’assemblea pubblica, a cui interverranno esponenti del Comitato acqua di Arezzo, in cui si chiederà alle persone interessate di partecipare portandosi le bollette perchè si parlerà di come ci viene fatta pagare l’acqua che esce dai nostri rubinetti e se il prezzo è giusto.

En passant: ad una interrogazione de La Primavera su come fosse applicato da Nuove acque quanto stabilito dal referendum fu risposto in Consiglio comunale, da parte della maggioranza, che quella società non applicava la quota fissa del 7% per cui nulla sarebbe variato. E finì lì. Ora qualcuno ci spiega che le cose stanno in ben altra maniera.

Solo una considerazione: in questi incontri, se ancora ce ne fosse stato bisogno, ho toccato con mano la validità dell’ammonimento di don Roberto Sardelli: non è la politica ad essere morta sono i partiti che dei nostri problemi ormai non sanno più che farsene. E se qualcuno vuole ancora interessarsi di certe questioni è inutile che vada nelle sezioni ma deve orientarsi su altri altri luoghi e altri soggetti.

 

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11 risposte a La politica non è morta

  1. carlo sacco scrive:

    Paolo(Scattoni)Cosa c’è di più deciso della situazione attuale ? Poco credo.Le esternazioni di Rossi sono basate su dati di fatto e la veridicità del loro contenuto e divulgazione non si basa sulla notorietà della fonte,si basa sulla realtà,oggettiva,che non è nota solo a chi non la vuol vedere.Se il paragone deve essere fatto con la Corea del Nord-che è sempre un paragone estremistico- vuol dire che tanto in alto non siamo,e che al tempo dei ciechi beato chi c’ha un occhio….ma ora anche l’occhio superstite(l’altro è chiuso) mi sembra che abbia un glaucoma incipiente malgrado tutti gli sforzi interessati di coloro che hanno governato e retto fin’ora il paese(centro destra e centro sinistra- si provi a fare la somma di questi due e si vedrà che l’unica parola comune alle due identità sia una ”il centro”).Non è una nuova teoria, l’ha inventò Fanfani ma anche qualcuno prima di lui.Mi sembra che tante cose non l’abbia risolte.Ha tirato avanti 50 anni ma se il problema è quello della distribuzione della ricchezza adesso la vogliamo risolvere con la sinistra che usa le stesse macchine della destra ?Mi sembrerebbe inattuabile ed è proprio questo il casino che c’è dentro alla sedicente sinistra.Finchè il giuoco riesce riesce, poi quando il sistema non regge più si va col ceto medio in un aureola di fumo ? Accomodatevi,si vede che avreste da perdere.

  2. pscattoni scrive:

    Mi è sfuggito il libro di Guido Rossi che avrei letto volentieri. Sono, però, dell’opinione che giudizi così decisi debbano essere motivati e non coperti dal solo prestigio dell’autore.
    La democrazia che conosciamo presenta sicuramente limiti enormi, ma io debbo dire la verità preferisco vivere qui che non in Corea del Nord. Ma poi vediamo cosa si può fare. Qualcuno ha trovato il modo di rendere operativo il voto referendario anche dalle nostre parti? Perché non lavorare per questo?

  3. marco lorenzoni scrive:

    In un libricino distribuito con repubblica un paio di settimane fa a 50 centesimi, un certo Guido Rossi, economista (quello che cercò anche di mettere in riga il calcio dopo calciopoli…) dice chiaramente che in tutto l’occidente la democrazia è già sospesa, sequestrata dall’oligarcha finanziaria che detta regole e agenda ai governi nazionali e alle strutture sovranazionali (vedi Ue). Lo dice Guido Rossi, un signore dell’establishment, non Landini della Fiom o l’ultimo dei brigatisti rossi o il più esagitato dei No Tav… Chiaro il concetto?

  4. marco farnetani scrive:

    No sig. Sacco il senso delle mie parole non è affatto “tenetevi questi”, ma semmai, di nuovo semplificando, “mandateli a casa, ma non in nome di un catartico richiamo alla partecipazione democratica”. Pensate un attimo a colui che oggi appare come il nuovo modello di partecipazione politica, addirittura di “democrazia diretta”, ovvero Grillo. Lí non c’è un’oligarchia, ma una monarchia, con sudditi che attendono di sapere inchiodati davanti ad un blog cosa ha deciso il sovrano. E allora mandateli a casa, ma teniamoci la nostra, liberale, democrazia rappresentativa.

  5. carlo sacco scrive:

    Sig.Farnetani, Epicuro diceva che ”la stoltezza ha questo di proprio:ricomincia sempre da capo la vita”. Sarebbe senz’altro un rischio quello che Lei dice, ma intanto se lei si dice un vecchio liberale (il che francamente ricordando i suoi recenti interventi non credo di ravvisare nulla delle sue parole dalle quali si desuma tale condizione, poi mi posso sbagliare eh’?) anzi mi sembrerebbe più che lei fosse od assumesse la parte di un battitore libero (dico la parte attenzione),quasi si vedesse nelle sue parole una riconferma della prassi più classica dell’establishement politico dominante che di liberal ha proprio poco,quasi nulla. E’ un sentore che mi pervade perchè spesso fiuto-col beneficio d’inventario certo-anche dalle semplici parole di quale parrocchia uno faccia parte. Un liberal non dovrebbe essere tale invece. Riconoscere che questi sono alla fine come riconosce lei e però dire che chi è destinato a sostituirli sarà un altra oligarchia è in parole povere come dire :tenetevi questi, cercate di migliorarli tanto quello che passa il convento è peggio. Le sembra un discorso da liberale? Liberale si ma non come quelli inglesi che sono di sinistra,liberale come quelli italiani invece che sono di destra.Tutti liberali,però quando si appinza il palo allora diventano repressivi e coercitivi,per gli altri,mai per loro. E’ un bel liberalismo non c’è che dire….

  6. lucianofiorani scrive:

    Che bel mestiere fare il pompiere…di qualità.
    Di qualità.

  7. lucianofiorani scrive:

    Da quel che ne so all’interrogazione è stato risposto citando una comunicazione di Nuove acque in cui si affermava che non applicavano il famoso 7%.
    Il Comitato dice che non stanno così le cose.
    Il minimo che si possa fare è vederci chiaro.
    E dato che i partiti che sono nel “concone” non si degnano di chiarire la faccenda è bene che ci si informi e poi, chi vuole, proceda con l’autoriduzione.

  8. marco farnetani scrive:

    Attenzione a non rimanere col cerino in mano: i partiti attuali sono ormai deseuti in prassi, organizzazione, valori e dirigenti. Punto, siamo d’accordo. Ma questi partiti “morti” dovranno necessariamente essere sostituiti da altri partiti, o da altre forme di politica organizzata se non vogliamo tornare al notabilato. E, come diceva Michels parlando di “legge ferrea dell’oligarchia”, ogni forma associativa sociale finisce per essere governata da un’elité organizzata di individui. Rassegnatevi che dopo poco non vi piacerà più nemmeno il “nuovo”, in nome della chimera della partecipazione

  9. pscattoni scrive:

    Spero dipoter partecipare all’iniziativa di settembre di “obbeduenza civile”. E’ inutile vincere il referendum se poi non ne seguono le azioni con seguenti.
    L’articolo poi mette in rileivo un altro aspetto: non è più possibile neppure fidarsi delle risposte alle interrogazioni. Forse sarebbe opportuno che si chiedesse ragione di una risposta che a quanto pare non era corretta.

  10. carlo sacco scrive:

    Coloro che li sostengono tali partiti-sarebbe bene-che riflettessero anche da questi esempi che poi tanto piccoli non sono e su quanto gli stessi abbiano abdicato alla difesa degli interessi dei più deboli.Quando si stende un velo di pietoso silenzio sulla maggiorazione delle percentuali cosa vuol dire ?Vuol dire non far sapere alla gente gli interessi di chi si difende e vuol dire che sono già ” bolliti”. Fra Comune e Comune su tale argomento ci sono ancora delle differenze ma i nostri della fascia sono i più schierati e zelanti.Sarà un segnale o su anche questo deve scendere un pietoso silenzio ? Bene ha fatto il Comitato a prendere l’iniziativa di organizzare l’autoriduzione.

  11. pmicciche scrive:

    Luciano Fiorani tocca due punti in fondo collegati tra loro e potrebbe aggiungerne altri di attualità chiusina, che ci riportano però sempre alla stessa necessità “ideologica”: fronteggiare il pericolo che il mondo finanziario ed economico porta alla democrazia, passando per la messa in disparte della Politica. Non si può pensare di gestire una realtà così complessa senza una griglia che la inquadri rispetto a dei valori forti di riferimento: a Chiusi così come in Italia e in Europa.

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