Le antiche monete di Chiusi e altre rarità

di Carlo Sacco

Dopo l’avvincente notizia riportata sul post di Fulvio Barni riguardo la moneta aurea di Chiusi che si dissolve e sconfina nel mistero, ho avuto occasione casualmente di accostarmi ad una ricerca su cataloghi delle aste numismatiche attuali e ho notato la presenza di 3 offerte di Grosso Agontano presenti nel catalogo dell’Asta n.45 che chiude i battenti il giorno 11 Luglio alle ore 14 tenuta dalla casa d’Aste ‘’INASTA’’ con sede a Serravalle nella Repubblica di San Marino.

A Pagina 162 del loro catalogo figurano in corrispondenza ai numeri d’Asta 2954-2955-2956 rispettivamente 3 Monete di Grosso Agontano in argento tutte e tre in condizioni BB, con partenza a base d’Asta di un prezzo accessibile rispettivamente di 45, 40, e 35 Euro. Sono monete abbastanza comuni per i collezionisti di Monete Mediovali dei Sec. XIII-XIV e la loro presenza nei convegni numismatici di riguardo è scontata. Altra cosa sarebbe invece il reperimento di quella d’oro che Barni descrive ma credo che possa essere una cosa destinata a rimanere nel limbo dei misteri anche perché se non è indicata nel conio qualche dicitura dalla quale si possa identificare la sua provenienza è come cercare l’ago in un pagliaio.

La storia numismatica descritta dalle monete è veramente eccitante e interessantissima e parallelamente ad essa si può intuire e capire come nel tempo l’organizzazione degli Stati che battevano moneta fosse estesa e ruotante attorno alla ricchezza prodotta, all’oro e all’argento, i quali anche se negli anni dell’800 e del 900 a noi vicini spesso siano stati classificati come “barbarici relitti” hanno segnato e prodotto guerre, morte , distruzione, accumuli di ricchezze enormi e segnato una grossa parte della storia del genere umano.

Una moneta aurea per esempio come la Sterlina Inglese ha avuto nel tempo talmente tante varianti da farla assurgere al ruolo di moneta universalmente comune per la sua commerciabilità, ma nello stesso tempo ampiamente collezionata in tutto il mondo per la rarità in certe annate d’emissione. Sotto il regno della Regina Vittoria per esempio, che fu la regnante più longeva, dal 1838 al 1874 sono state emesse le più rare monete di quel periodo, riportanti non il San Giorgio a Cavallo che trafigge il Drago ma lo Stemma Reale. Certe sterline di tali annate sono diventate ormai introvabili e figurano nelle aste negli Stati Uniti, Inghilterra e Svizzera a diverse migliaia di euro a pezzo.

L’ottantaseiesima moneta più rara al monto è una di queste sterline del 1859 detta di Ansell, un ingegnere australiano al quale fu demandata la costruzione e la mistura dell’oro per il conio di detta moneta. Una piccola variante contrassegna la diversità con le altre, impercettibile e sfuggente all’occhio dell’intenditore: il doppio bordo del nastro che regge i capelli e lo chignon della Regina. Coniata con oro tenero è ricercata dai collezionisti di tutto il mondo. Se qualcuno la possedesse in buono stato di conservazione farebbe la gioia di qualsiasi collezionista inglese. Altre date quasi introvabili sono 1838, 1839, 1841 e 1874 (emesse dalla zecca di Londra) mentre altre zecche del Commonweath battevano ugualmente moneta e il loro contrassegno è posizionato sotto i rami di alloro sul retro di dette “sterline stemmate”. C come Canada, P come Perth, B come Bombay, SA come Sud Africa, M come Melbourne ed altre ancora. I multipli della Sterlina sono le Due Sterline e le 5 Sterline ma sono quasi introvabili o comunque molto rare, specialmente quelle precedenti alla Regina Vittoria come Giorgio III e Giorgio IV. Possederle in buono stato di conservazione oggi come oggi sarebbe senz’altro meglio di un investimento in titoli di Stato.

Ma i collezionisti che le possiedono sono soggetti alla sindrome dell’appartenenza, una patologia molto comune, che impedisce loro di disfarsene anche se sanno benissimo che ciò che riceverebbero in cambio possa essere una cifra di gran lunga superiore a quanto le hanno pagate.

Eccetto alcuni casi di estremo bisogno non le alienerebbero mai. E qui si potrebbe aprire una discussione che non avrebbe mai fine sulla irrazionalità umana e su quanto ha provocato nella storia dell’umanità l’accumulo dell’oro.

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3 risposte a Le antiche monete di Chiusi e altre rarità

  1. carlo sacco scrive:

    Devo rettificare quanto scritto nell’articolo precedente: La Baia di Vigo non si trova al largo del Portogallo, ma in Spagna e precisamente in Galizia. Comunque sempre Atlantico è anche se distante abbastanza da quanto detto precedentemente. E’ stato appurato che i relitti sono sparsi per circa 100 km e si crede (chiaramente pura fantasia) che detti galeoni contengano un valore in oro pari a circa 3 miliardi di dollari. Uno di questi durante un programma di recupero e di sollevamento dal fango del fondo marino dove era sepolto, si sbriciolò e tutto quanto era contenuto in esso tornò a disperdersi nel fondo.
    Quasi una maledizione! E’ stato inoltre stabilito, questo con certezza, che almeno un terzo di tutto l’oro esistente al mondo in forma di gioielli, lingotti e monete, sia oro proveniente dalle rapine effettuate specialmente in America alle popolazioni native da parte dei Conquistadores.Tale oro ricliclato e rifuso si aggiunge ai due terzi ricavato dalle miniere di tutto il pianeta in tutta la storia del genere umano. Ecco il motivo principale della sua preziosità.

  2. Da appassionato di numismatica non posso che concordare con le opinioni di Carlo riguardo all’interesse che suscita la storia della moneta. Mi sembra giusto aggiungere che se da una parte le monete sono state al centro di stragi efferate dall’altra raccontano anche l’avvicinamento di paesi diversissimi attraverso i commerci. Tra i tanti esempi che si potrebbero fare vorrei ricordare l’Unione Monetaria Latina (un vero e proprio Euro di 150 anni fa, che per altro fece una brutta fine dopo la Grande Guerra), i dollari giapponesi, inglesi e naturalmente americani per i commerci nell’area del pacifico e, per rimanere nell’ambito della numismatica chiusina, le monete longobarde che ricalcavano valore e iconografia di quelle bizantine per poter essere scambiate in tutto il bacino del mediterraneo.

  3. carlo sacco scrive:

    Terrei al fatto che qualcuno rispondesse su tali temi poichè trovo che sono veramente appassionanti e che segnano la storia dell’oro
    e più che altro delle rapine con stragi incredibili perpetrate dagli spagnoli, dai Portoghesi, dagli olandesi ma anche e soprattutto dagli inglesi che avevano assoldato i pirati stessi per approvigionarsi di oro specialmente nel Sud America.I nomi di Cortez, Pissarro ,Sir Francis Drake che agivano in nome e per conto delle case regnanti d’Europa sono diventati nomi emblematici della depredazione di oro e nell’appropriazione di tesori degli Incas e degli Atzechi.E’ universalmente risaputo che al largo della baia di Vigo al largo delle coste portoghesi sotto un fondale di 100 e più metri si trova sepolta sotto 20-30 metri di fango l’Invincibile Armada spagnola con i galeoni pieni d’oro sorpresa da una tempesta incredibile ed affondata più di 4 secoli fa.Hanno provato mollte volte a raggiungerla ma ogni tentativo è stato vano.

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