Il “sapore” della Chiesa

di Marco Fè

Non si parla d’altro che di crisi. A quella economica, politica, sociale, morale si aggiunge quella derivante dal terremoto. Crisi nazionale quindi, ma anche europea e mondiale. Molti tra i cattolici e i cristiani, ma anche altri al di fuori delle varie confessioni religiose, guardano alla Chiesa, “sale della terra e luce delle genti”.

Ma la Chiesa, che è fatta di uomini e che è “nel mondo”, è colpita anch’essa da un’ incipiente persecuzione, sia interna che esterna, e soffre di una crisi che la investe dalla base e trova la sua massima espressione nei vertici vaticani.

Voci autorevoli attribuiscono tali difficoltà, compresa la mancanza di vocazioni, alla mancata completa attuazione del Concilio Ecumenico Vaticano II che valorizza i laici ed i loro carismi, rinnova la liturgia, diffonde la conoscenza della Parola di Dio, sottolinea maggiormente la Chiesa come “madre” e come “corpo mistico” e insieme di carismi considerati come servizi di pari dignità. Presenta inoltre la Chiesa come una “comunità in comunione” che supera l’aspetto gerarchico e clericale.

In realtà, al di là degli eventi esterni ed imprevedibili, le cause interne della crisi, sia del mondo che della Chiesa, girano intorno o sono correlate al denaro e al potere e rendono così vano ed insipido ogni tentativo di profondo rinnovamento. “Se il sale perdesse il sapore” – recita il Vangelo – “a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. Eppure, consapevolmente o no, il mondo in crisi molto si aspetta dalla Chiesa i cui frutti, come scrive Fratel Carlo Carretto, sono stati per lo più colti nei rami anziché nel tronco.

La storia sembra ripetersi: il periodo attuale, denso di crisi profonde e di attese inedite, potrebbe assomigliare al XIII secolo, il tempo di S. Francesco. “Restaura la mia Chiesa” chiese il Signore al Poverello di Assisi. Che oggi potrebbe suonare come il monito alla completa attuazione del Concilio Vaticano II.

Allora, per dirla con Dante, “nacque al mondo un sole … ch’el cominciò a far sentir la terra/ della sua gran virtute alcun conforto;> e Monna Povertà privata del primo marito,/ millecent’anni e più dispetta e scura/ fino a costui si stette senza invito;/  fino a che Francesco e Povertà per questi amanti …. facieno esser cagion di pensier santi … Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro dietro a lo sposo, sì la sposa piace”.

Oggi come allora c’ è forse l’urgente necessità di vivere la beatitudine della povertà che rende bella e libera la Chiesa e le restituisce il sapore più autentico della sua missione di salvezza e le ricorda che, pur essendo “del mondo” appartiene già, al di là delle crisi, al Regno dei Cieli.

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14 risposte a Il “sapore” della Chiesa

  1. carlo sacco scrive:

    Quindi quel popolo è bene che si possa salvaguardare ed impostare una politica a seconda di come il suo Governo decida.Che poi quel governo di cui si parla sia un governo ghe abbia liberalizzato l’economia non liberalizzando la politica è affare suo e del suo popolo, non di altri. Questo è pragmatismo, non certo quello di Scaramelli quando dice che lo vuole applicare al posto delle ideologizzazioni (chissà quali…e forse, magari fosse…).
    Faccio notare che quel governo non ha mai mandato suoi soldati su suoli stranieri se non pochissime volte con i paesi circonvicini e più per questioni di influenza politica che di altro e mai sono rimasti dentro al territorio di altri, come oggi avviene in Africa e nel Medio Oriente da parte dell’Europa e degli USA. Quindi in questo senso i 60 milioni di cattolici (semprechè sia vera tale stima che dice il Vaticano) a cui sarebbe proibita la professione di fede che dice il Vaticano perchè non gli si permette di nominare in casa d’altri i porporati che vuole, sono il 4% della popolazione cinese, che certamente non debbono essere repressi, ma che certamente debbono sottostare alle regole dello stato in cui si trovano e non a costruire le trame del suo abbattimento. Tanto per parlare chiaro e che si sappia più volte altri hanno provato a fare prima e dopo il 1949. Di fronte ad 1 miliardo e 400 milioni di persone verrebbe da dire: ”le pulci hanno la tosse”.

  2. carlo sacco scrive:

    @ Scattoni.No,Alt per favore: in Cina esiste la divisione fra Chiesa e Stato, quì un po’ di meno a tutti gli effetti, anche se sentenziata dalle norme…che poi nella Chiesa Patriottica Cinese i praticanti siano 4 milioni non discuto. Il potere si sà, è sempre accattivante da ogni parte e mostra in effetti sempre la propria natura, ma che i 4 milioni di aderenti l’abbiano fatto al fine di frequentare comunità cattoliche più vaste lo dice Il Vaticano che vuole imporre i suoi porporati in uno Stato altrui come fa normalmente negli Stati retti da governi dove esistono copiose comunità cattoliche, ma che comunque non hanno avuto la stessa storia che ha avuto l’Italia.La Cina ha avuto un altra storia,fatta di violenze sanguinarie perpetrate a danno di quel popolo dalla metà dell’1800 al 1949 e che hanno visto Germania,Inghilterra,Francia,Italia,Stati Uniti e Giappone commettere gli scempi più esecrabili,dividere quel popolo,arricchirsi alle sue spalle,e l’apripista a tutto questo sono state le missioni cattoliche,questa è storia incontrovertibile.

  3. Paolo Scattoni scrive:

    @Sorbera. L’interesse ci sarebbe, ma la conversione è proibita e si può rischiare la morte. Per questo motivo spesso il battesimo viene rifiutatato dai sacerdoti cattolici oppure dato in segreto.
    Il percorso inverso invece non pone problemi.
    @Sacco. Il problema in Cina riguarda la emarginazione dei cattolici che si vorrebbero inquadrare in una treligione di stato. La chiesa patriottica cinese conta 4 milioni di fedeli mentre i cattolici sono stimati in alcune decine di milioni. Fra l’altro l’adesione alla chiesa patriottica per alcuni è un escamotage per poi frequentare comunità cattoliche. D’altra parte la divisione fra chiesa e stato se viene giustamente reclamata qui non si capisce perché non la si debba reclamare in Cina.

  4. enzo sorbera scrive:

    Su mezzelune e altri elementi iconografici correrebbero i nostri politici, attenti ad essere più realisti del re. Sono anche d’accordo sul fatto che il “dialogo” interreligioso spesso sbandierato è solo un parlare tra sordi, dato che ognuno ha il problema di fare proselitismo in casa altrui e tutti insieme hanno un problema di spettacolarizzazione della fede che professano (altrimenti, non c’è trippa). Di certo, cì’è un problema generale di tolleranza che va sottolineato e con cui occorre fare i conti.

  5. carlo sacco scrive:

    Ci sono poi altri stati nei quali il peso della religione islamica è fondamentale, quella è l’impostazione di una prepotenza storica di quelle religioni che vengono da lontano.Quelli sono stati confessionali,retti da preti.La Religione Cattolica è molto ”più soft”sotto questo punto di vista.Il Clero mal sopporta essere trattato da pari.Quanto alla Cina pretende anche che il Papa in base alla proprie leggi possa nominare i propri porporati in uno Stato che non è il suo.E se gli dicono di no,gridano alla compressione e assumono politiche da ”fustigati”.Farebbe ridere una condizione di reciprocità in cui venga nominato un ambasciatore di uno stato comunista in Vaticano.Il fatto è che vorrebbero sceglierseli a loro piacimento.

  6. enzo sorbera scrive:

    Non è strano che la conversione riguardi la popolazione urbana. Sin dai suoi inizi il cristianesimo era la religione metropolitana, di contro ai “pagani”, che erano gli abitanti del pagus, il villaggio. Penso, inoltre, che non sia (solo) la terribile pena per l’apostasia a far da deterrente nell’Islam; mi pare che ci sia poco interesse al cambio, visto che entrambe sono religioni del “verbo” e, a dispetto delle esteriorità cultuali, sono assai simili. Certo, poi ognuna si abbandona ai suoi eccessi nei confronti dell’altra: mai lite è stata più sanguinosa di quella tra fratelli.

  7. carlo sacco scrive:

    Una risposta secca in una materia molto complessa e che non si può esaurire in poche righe di un blog.”In Cina non è una passeggiata essere cattolici”.Forse da noi siamo un po’ abituati male nella convivenza fra Stato laico e Chiesa Cattolica,nel senso che se si guarda un po’ all’indietro nel tempo, l’occupazione dello stato da parte delle forze politiche ha consentito alla Chiesa di fruire di prebende togliendole a tutti i cittadini,credenti e non , ed ancora continua per citare solo un esempio la beffarda spartizione dell’8 per mille. Ma non è solo quello;ce ne sono tanti altri di esempi che nel nostro Stato assegnano prebende alla Chiesa.O provatevi a mettere nelle scuole accanto al simbolo del crocefisso quello della mezzaluna oppure quello di un Dio Indu e vediamo cosa succede e chi è che corre ai ripari.Volevo con questo dire che il peso e l’invadenza di certe impostazioni sullo Stato non è sicuramente poca.E’ lo stato che deve rispettare com’è scritto sulla sua Costituzione ogni manifestazione del credo.

  8. pscattoni scrive:

    Non sono d’accordo. La conversione è una libera scelta (certo non nel caso delle conversioni imposte sul filo della spada da Carlo Magno e altri in seguito, ma erano altri tempi). La conversione delle popolazioni islamiche non esiste perché l’apostasia può essere in alcune regioni punita con la morte.
    Nella Corea del Sud la conversione è un movimento spontaneo che interessa per ora il 15% della popolazione urbana. Sempore meglio della religione della Corea del Nord imposta e costruita sul pensiero di Kim Il Sung.
    In Cina poi non è proprio una passeggiata essere cattolici. Una religione non certo favorita dal regime.

  9. carlo sacco scrive:

    Caro Paolo,sono luoghi queli che citi,ma ce ne sono senz’altro anche altri,dove il credo cattolico si è insediato da secoli e convive con altri tipi di regione:animismo,islam,induismo, sikhs,buddismo.Nei luoghi ove ha una base di partenza e di insediamento,prospera ed attrae nuovi adepti,in altre dove non ha basi e cerca di acquisirne con l’evangelizzazione(nei confronti con i mussulmani per esempio in Africa ed Indonesia )le cose si fanno un po’ più complicate,anche perchè penetrando in quelle comunità scardina grandemente l’equilibrio dei rapporti strutturatisi da millenni nella concezione della famiglia e dei rapporti uomo-donna. Ed è chiaro che quelle comunità reagiscono e si sentono ”nemici” fra loro.

  10. pscattoni scrive:

    Il problema rimane l’Europa. Se si guarda alla presenza della Chiesa cattolica nel mondo si ha una visione totalmente diversa. Non credo che in Brasile dove i cattolici sono 134 milioni e sono in crescita continua vi sia l’8 per mille. Sicuramente non c’è in Cina dove i 60 milioni di cattolici (stima prudenziale) l’appertenenza alla religione cattolica non aiuta. C’è poi la Corea del sud dove i catttolici sono in rapidissima crescita e hanno fortemente contribuito alla transizione dai governi militari alla fine degli anni ’90.
    Il problema è da noi.

  11. carlo sacco scrive:

    Sono secoli che la Chiesa parla del Regno dei Cieli ma essendo uomini pervicacemente come tutti attaccati e che vivono su questa Terra ne subiscono e ne condizionano anche le vicissitudini politiche, economiche che condizionano il Mondo (col Regno dei Cieli, che se esiste non dipende affatto da loro, ma guarda caso te lo interpretano e ti dicono com’è).
    Finora nel senso di come vogliono loro. Ecco perchè non posso essere d’accordo, nè col porporato tantomeno con la base che ”nutre” la gente immettendogli il bisogno ”del cibo” sin da quando nasce, ben sapendo che la dispensa ce l’hanno loro. Io allora sarei morto di ”fame”, ma guarda caso non sono morto, rispettando gli altri come credo di fare, non obbedendo alla loro dottrina. Secondo loro sono un peccatore. Sarà libero anche Marco-nulla da eccepire- ma sapessi quanto lo sono io…..

  12. carlo sacco scrive:

    Invece io Enzo Sorbera non sono d’accordo con Marco perchè ciò che per esempio proclama nelle ultime tre righe del Post è la fotografia di quanto non succede, anzi succede proprio il contrario. Abbiamo giusto stasera udito il Papa che ligio al detto ”La miglior difesa è l’attacco” ha tuonato contro le malelingue dei media che ”al limite del delinquenziale spargono nel mondo notizie totalmente false” (riguardava gli ultimi fatti avvenuti della fuga di notizie per le quali c’è anche un arrestato). Siamo sempre al punto di partenza: si parla bene ma si razzola male. E allora siccome tutta l’organizzazione mastodontica e internazionale del clero (tranne appunto pochi casi nella totalità, degni di totale encomio) è una macchina che consuma e che produce consenso ma si scontra con situazioni sempre più incontrollabili, l’unica via d’uscita a cui assistiamo è chiaramente quella di difendersi attaccando. Ma se usassero il loro grande potere veramente per lenire le differenze e spartire più eugualitariamente la ricchezza darebbero al mondo un impulso incredibile per la rinascita.

  13. enzo sorbera scrive:

    Ah, e considera che i Valdesi – cui talvolta ho assegnato l’8permille – hanno deciso che ” la somma ottenuta non fosse utilizzata per fini di culto, non servisse cioè al mantenimento dei pastori e delle attività cultuali della chiesa, ma unicamente per progetti di natura assistenziale, sociale e culturale e che una quota corrispondente al 30% dell’importo totale fosse riservata a progetti nei Paesi in via di sviluppo, in collaborazione con organismi internazionali religiosi e laici. ”
    Non contenti di questa scelta, rendicontano tutto. http://www.chiesavaldese.org/pages/finanze/otto_mille.php

  14. enzo sorbera scrive:

    Marco, sarei d’accordo con te ma… il mondo è pieno di tentazioni 🙂
    Se consideriamo il gettito del solo 8 per mille (faccio solo un esempio “tangibile”), abbiamo che nel 2001 per i redditi dichiarati del 2000, abbiamo avuto l’espressione della volontà di destinare l’8permille solo da parte del 39,62%
    Un restante 60,38% non ha dichiarato volontà di destinazione dell’8permille. Che successe? L’ammontare destinabile era pari a 897.077.477 € (li espimiamo in euro per comodità). Quindi, da destinazione certa perché espressa, toccavano alla Chiesa Cattolica 310.105.768 €
    Gliene arrivarono 472.594.304 in più: chi non fa la destinazione, viene comunque ad essere “ripartito” proporzionalmente. Come vedi, se provi a far la somma, già allora erano un bel po’ di soldi: è pensabile una via della “povertà” per questa istituzione che, non facendo niente per averla, ottiene questa pioggia (stavo per dire “manna”)? E te lo chiede uno che ha comunque grande considerazione e rispetto per il lavoro che fanno le comunità di base e per le parrocchie.

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