I soldi dalle feste e quelli dalla cultura

di Carlo Sacco

Una riflessione sui soldi che muovono le feste: in tempi di crisi occorre smetterla di invocare l’indotto poichè oltre l’indotto, in un territorio, arrivano le briciole.

Facciamo l’esempio del gran flusso turistico di cui gode Firenze: chi ne guadagna? Chi fa la parte del leone? Naturalmente hotel, ristoranti e negozi.

Quanto arriva alla cittadinanza dal momento che questi percettori sono una minima parte del tutto? Spesso occorre guardare al problema anche sotto punti di vista diversi da quelli utilizzati finora.

Il che non vuol dire eliminazione delle feste, ma sostegno diversificato ad altre forme: solo così ci si arricchisce, non solo di soldi ma di cultura.

A parte che oggi non ci si arricchisce nemmeno più di soldi, ma la cultura è l’unico mezzo per resistere. Se uno persegue solo le istanze dei bottegai il mondo resta come è adesso! Senza offesa per nessuno, è ovvio, e tenuto conto che tutti debbano chiramente campare con dignità.

E’ “il potere pubblico” che ha il compito di indirizzare e guidare. E mi sembra che a Chiusi questo non succeda e difatti i risultati si vedono.

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18 risposte a I soldi dalle feste e quelli dalla cultura

  1. carlo sacco scrive:

    Giorgio,hai risposto un’altra volta in maniera inobbiettabile,dicendo cosa sono le associazioni e a cosa servono.Lo sò anch’io,ma quello che ho detto in precedenza lo ribadisco ed è logico che prescinda da chi una coscienza critica ce l’ha-anche se fa parte delle associazioni.Ho messo mai in dubbio che gli iscritti a tali associazioni siano degli scansafatiche o quant’altro?Mi sono o ci siamo attirati anche la reazione della Arianna Fè quando dice che si critica senza costruire alcunchè.In parte forse le dò ragione,ma per costruire in una direzione occorre crederci.Io le mie critiche le ho fatte e quelle direzioni lì-lo sapete bene tutti-le ho criticate sin dall’inizio ancor prima delle elezioni e le ho anche scritte,e ho cercato di dire il perchè,attirandomi anche la reazione beffarda di chi mi invitava a pulire i tavoli dei Ruzzi invece di parlare.Cervelli che si spiegano da loro stessi.Dissento un po’ da quanto dice Farnetani nella sua risposta alla Fè,perchè anche se dice cose reali e vere,quella non è una ” trappola” di nulla.Per lo spirito di servizio,credo che sia giunto e da parecchio il momento che debba essere anche accompagnato dal fatto che possa anche essere critico su quanto venga prodotto.Da solo quello spirito conta poco oggi e odora sempre di sagrestia.Per fare le cose bisogna crederci te lo ribadisco.Se io in una cosa non ci credo non la faccio,ma ne dò spiegazione di tale perchè. Altri si appellano alla aggregazione e allo spirito di servizio.Se ci credono fanno bene ma i risultati si vedono.Credo infine che dovremmo tutti essere più aperti ed ascoltare invece che udire, difendere earroccarsi.

  2. I miei saranno anche sofismi ma dare giudizi generalizzati su un mondo così complesso come quello dell’associazionismo, che io ho frequentato per moltissimi anni considerandolo una risorsa fondamentale e qualificante per Chiusi, vuol dire fare un grave torto a tante persone che vivono quel mondo solo con spirito di servizio e con la sola volontà di fare qualcosa di positivo per contribuire a migliorare alcuni settori della società. Sarebbe come dire che tutti i lavoratori del Monte dei Paschi sono colpevoli della crisi che ha colpito la banca. Che poi all’interno delle associazioni ci sia anche chi persegue scopi diversi e personali si può benissimo dire ma non sono la maggior parte. Per quanto riguarda il serbatoio di voti questo dipende dalla capacità delle persone di sviluppare una coscienza critica e non è collegabile all’appartenenza a qualche associazione perché io conosco molte persone, e non come termine generico, perché potrei farne benissimo i nomi, che ne fanno parte e che questo spirito critico lo conservano a prescindere dall’appartenenza.

  3. carlo sacco scrive:

    Giorgio, permettimi di essere un pochino perplesso su quello che dici al riguardo dell’uso delle Associazioni da parte del potere, nel senso che fai una netta differenziazione fra chi usa e chi viene usato. Forse avveniva una volta, oggi non più e tantomeno a Chiusi.
    Come la mettiamo che per esempio sono state usate tali associazioni come serbatoio di voti e tali si sono dimostrate? Siamo nel 2012 e la gente -parlando male- lo sa benissimo se la propria moglie si prostituisce oppure no. Se fanno finta di non sapere e non vedere vuol dire che gli stà bene così e non si venga a raccontare fischi per fiaschi.
    E gli iscritti non vivono su Marte e le istanze che passano dentro a loro le capiscono benissimo e sono consenzienti per la maggior parte. L’anello al naso e la sveglia al collo non ce l’ha più nessuno. Chi usa e chi è usato forma tutto un fronte, tanto per capirsi meglio. Le distinzioni che fai sono sofismi che o non esistono o servono a riperpetuare i contenuti di tutto questo. E si va avanti così.

  4. pmicciche scrive:

    Io personalmente, almeno allo Scalo, ho visto in questi anni cose subdolamente ben più volgari dell’immagine provocatoria da me evocata.

  5. E’ sicuramente legittimo esprimere pareri sulle attività delle associazioni, guai se così non fosse. Però sarebbe più corretto esprimerli basandosi sulle attività in sé, senza cercare di caricarle di significati che le associazioni da sole non possono dare loro, se non quello della semplice aggregazione, e senza associare le responsabilità delle associazioni a quelle dell’amministrazione, questa sì responsabile di strumentalizzare le manifestazioni per dimostrare la sua efficienza che allora diventa inefficienza perché non si possono far passare per strategiche quelle che sono semplici dimostrazioni di aggregazione spontanea.
    Le associazioni in questo caso si trovano, incolpevolmente, a subire un giudizio condizionato dal fatto che l’amministrazione le utilizza come portatori di un significato che esiste solo in funzione propagandistica e che loro stesse sono costrette a subire pur di trovare spazi di manovra.
    Quindi il dissenso deve essere nei confronti degli strumentalizzatori e non degli strumentalizzati.
    Quanto all’inquinamento rispetto a una miglior cultura non mi sembra che esista in quanto, ripeto, le une non escludono l’altra, della quale però non vedo proposte concrete o innovative.
    Tralascio il riferimento alle gare di rutti perché non mi sembra che siamo a questi livelli. Quando si verificheranno sarà giusto condannarle.

  6. pmicciche scrive:

    Si Carlo, sono tendenzialmente d’accordo con te. Non mi fossilizzerei però sulla classe politica bensì sull’intera “classe dirigente” di questo paese, spesso realmente irresponsabile. Che però andasse a finire così molti di noi lo avevano previsto da diversi lustri, anche se è una magra consolazione poterlo dire. Ci dimentichiamo gli anni ’70 e ’80? Le nefandezze che il nostro cinema migliore a quel tempo denunciava, primo fra tutti il capolavoro di Rosi “Le mani sulla città” che già dal decennio precedente metteva in guardia contro quella “cultura” che “insegnava” scarso senso dello Stato e avrebbe prodotto il gigantesco debito pubblico che ci portiamo sulle spalle. Persino Berlusconi, visto in questa prospettiva, è un effetto più che una causa. Una nota per Giorgio. E’ chiaro che ogni libera Associazione può organizzare ciò che crede ma è altrettanto legittimo poter esprimere un parere sui risultati, incluso definirne alcuni “inquinanti” rispetto a una miglior “cultura” che dovremmo ri-cominciare a produrre. Anche una bella gara di rutti o una grande roulette in piazza potrebbero creare una festosa aggregazione. Se poi anche gli Amministratori appoggiano certe scelte senza integrarle quantomeno con altre strategie, allora il dissenso si motiva maggiormente e diventa dovere civico.

  7. carlo sacco scrive:

    Miccichè, evidentemente è troppo difficile.Ma non è nemmeno una questione di soldi,anche con questa crisi.E’ una questione culturale di saper leggere il mondo dove viviamo.Questo lo dico perchè bene o male ci sono compresi tutti coloro che hanno governato nel passato ed anche adesso, e ci comprendo anche tutta quanta la struttura preposta all’amministrazione ed alla promozione.Bene o male se si osserva è stato applicato il solito modello economico e soprattutto RELAZIONALE di sempre, innovato nella superficie ma nemmeno poi tanto.Tale modello nel mondo non funziona più, lo sò che ci si risente e dispiace sentirsi dire che presentare auto,magliette, croccanti alle feste significa tentare di far vivere quei commercianti,ma se il mondo non funziona più come funzionava prima qualcosa di erroneo ci deve pur essere nella sua interpretazione e/o nell’adeguarvisi,dove adeguamento significa sopravvivenza. O no?. E’ quindi una questione di classe politica che ha scelto i propri referenti a indirizzare e studiare innovazioni che innovazioni non sono. E’ solo una questione culturale.Ma è immensa e da li dipende tutto.Tutto il resto sono semplici protezioni dei propri orticelli.Basterebbe prenderne atto.Ma ri-è sempre una questione culturale.Disfattista e presuntuoso? Forse , ma credo di dire un po’ di verità oggettiva e sarebbe bene aprire gli occhi.

  8. Penso che sia il caso di controllare lo strumento che conta i caratteri perché ho inviato un commento di 1398 caratteri e non è stato inserito, l’ho ridotto a 1388 e non è stato inserito lo stesso, alla fine l’ho inviato con 1251 ed è stato imserito.

  9. Io ho un’esperienza diretta che smentisce quanto dice Carlo Sacco. Quando mia figlia studiava a Firenze, d’estate cercava sempre qualche lavoretto e quello che più spesso riusciva a trovare era la cameriera o la barista perché i ristoranti ed i bar assumevano centinaia di lavoratori stagionali, soprattutto giovani, per far fronte ai flussi turistici. Il “moltiplicatore” ha sempre funzionato. Oggi funziona di meno perché gli stipendi prima di tutto vengono utilizzati per pagare mutui, tasse, imposte e balzelli vari e quindi alla fine del mese non rimane niente per il consumo di beni che non siano strettamente necessari
    Per quanto riguarda le feste non capisco perché si continui a criticare l’attività di libere associazioni che cercano di svolgere, nel modo che ritengono migliore e con minimi contributi pubblici, il loro ruolo di aggregazione sociale che proprio in questi momenti di crisi, in cui ciascuno pensa solo ai propri problemi, è altrettanto importante delle rilevanze economiche che forse non hanno ma che, anche se fossero minime e a vantaggio sempre degli stessi, sarebbero comunque qualcosa in più rispetto al niente. Oltretutto con le loro attività non impediscono, a chi non le condivide, di organizzarle altre in alternativa.

  10. Io ho un’esperienza diretta che smentisce quanto dice Carlo Sacco. Quando mia figlia studiava a Firenze, d’estate cercava sempre qualche lavoretto e quello che più spesso riusciva a trovare era la cameriera o la barista perché i ristoranti ed i bar assumevano centinaia di lavoratori stagionali, soprattutto giovani, per far fronte ai flussi turistici. Il “moltiplicatore” ha sempre funzionato. Oggi funziona di meno perché gli stipendi prima di tutto vengono utilizzati per pagare mutui, tasse, imposte e balzelli vari e quindi alla fine del mese non rimane niente per il consumo di beni che non siano strettamente necessari. Le stesse attività economiche assumono molto meno, anche se ne avrebbero bisogno, perché il prelievo fiscale si è fatto insostenibile.
    Per quanto riguarda le feste non capisco perché si continui a criticare l’attività di libere associazioni che cercano di svolgere, nel modo che ritengono migliore e con minimi contributi pubblici, il loro ruolo di aggregazione sociale che proprio in questi momenti di crisi, in cui ciascuno pensa solo ai propri problemi, è altrettanto importante delle rilevanze economiche che forse non hanno ma che, anche se fossero minime e a vantaggio sempre degli stessi, sarebbero comunque qualcosa in più rispetto al niente. Oltretutto con le loro attività non impediscono, a chi non le condivide, di organizzarle altre in alternativa.

  11. pmicciche scrive:

    Si, per seguire Giorgio Cioncoloni anche sul fronte dei provvedimenti di più rapida attuazione, mi permetto di rilevare che soprattutto nel periodo estivo c’è una non disprezzabile quantità di “turisti+trolley al traino” che vaga tra i binari della Stazione, la Piazza e, qualche avventuroso, fino alla Piazzetta in cerca di internet o solo di combattere la noia di una lunga attesa. Costoro, basta farci due chiacchiere, non solo non hanno la più pallida idea di dove si trovino (una Capitale etrusca): “really, are you joking?” ma anche di cosa ci sia dietro l’angolo ovvero il Centro Commerciale naturale. Se poi dovessero aspettare un treno due o tre ore, ci sarebbe la possibilità di visitare Chiusi Città, almeno parzialmente. Basterebbe un deposito bagagli e almeno qualche informativo in inglese se non – meglio sarebbe – un punto di accoglienza e smistamento con una persona che li indirizza a secondo delle esigenze. Troppo difficile o si pensa di cavarsela con il Display esterno, il marito della Pensilona, per capirsi?

  12. Chiusi risale al 9 secolo prima Cristo. Ha una storia Etrusca, Romana, Longobarda, Gota e Cristiana (il Duomo ne è un esempio con la sua storia che risale al 200 dopo Cristo e di cui ci sono traccie evidenti sotto l’attuale Duomo). Chiusi si affaccia sull’A.1 e sulla principale ferrovia. In due ore uno può essere a Roma, Firenze, Siena , Assisi, Perugia e quant’altro. Credo che tutto questo, dovrebbe fare di Chiusi una buonissima base logistica, il che porterebbe benessere a tutti, negozianti, comune e ditte che servono per fare le infrastruttre, attualmente totalmernte mancanti, e poi i vari operai nei vari settori. Ma, forse mi sbaglio, meglio cementare. Tra parentesi, molti turisti con cui parlo dicono “Chiusi è un gioellino (e aggiungono) ma mancano le infrastutture”. Gli ultimi due con coi ho parlato sono andati a stare al Patriarca. Tirate voi le conclusioni.

  13. Ripeto quello che è già stato detto sia in Consiglio Comunale che in questo blog.
    Chiusi ha bisogno di provvedimenti calibrati in due tempi: un progetto strategico di rilancio economico, che deve essere sviluppato secondo le linee ben sintetizzate da Paolo Miccichè, e che non si possono non condividere, e che però, ammesso che qualcuno riesca a metterlo in moto, e non credo che chi ci governa sia in grado di farlo, ha bisogno di tempo per essere realizzato; provvedimenti immediati per poter alleviare temporaneamente gli effetti negativi dell’attuale recessione. I secondi, nell’attuale situazione, non sono meno importanti del primo.

  14. carlo sacco scrive:

    Caro Giorgio, quello che dici è vero solo in teoria.Quello che in teoria economica si chiama”il moltiplicatore” ormai è dimostrato che non funziona e per dimostrazione di questo l’esempio dell’indotto ne è l’evidenza.Pensi che soprattutto con la crisi sistemica un Ristorante od un Hotel trasferisca ricchezza al lavoro che impiega ?Mi spieghi perchè si prende ad esempio il solito ritornello che ”se io lavoro lavorano anche gli altri e se quest’ultimi lavorano sono portati a spendere e quindi il flusso dell’attività economica si sviluppa circolarmente ?”Riporto l’esempio di Firenze:migliaia di turisti al giorno da tutto il mondo;chi ne beneficia? Hotel,Ristoranti e Trattorie. Quanto personale e possono impiegare ? Anche se il flusso turistico tende ad avvalorare il consumo di beni e servizi, si pensa che questo si estenda alla cittadinanza in modo lineare ? No davvero….le cifre lo dimostrano,non i discorsi… ed è Firenze,figuriamoci Chiusi.Il che non significa che non si debba fare promozione chiaramente ,ma ritengo che si debba spaziare e diversificare in maniera intelligente adottando altre procedure che quelle adottate fin’ora che sono servite sempre ai soliti e fra l’altro anche in maniera insufficiente.Se no tutto intorno a noi sarebbe stato diverso.I fatti-come si dice-stanno in poche parti.

  15. anna duchini scrive:

    Di flebo ce ne saranno tutta l’estate ma alla fine rimarrà quello che è rimasto gli anni passati. Cioè poco o niente.
    Sono convinta anch’io che se non si parte da quello che dice Paolo Miccichè non se ne esce.

  16. pmicciche scrive:

    Si Giorgio, hotel, ristoranti, negozi e, aggiungerei, servizi correlati (che mancano totalmente e che invece potrebbe essere una delle chiavi vincenti). Ma tutto questo diventa strutturalmente produttivo se arriva delle gente da fuori, non solo ogni tanto ma continuativamente. Come fare a farla arrivare? Non certo con le Fiere come quella a cui abbiamo appena assistito, né con i Ruzzi che non possono interessare che i cittadini di Chiusi e le loro contrade. Il turismo culturale per Chiusi, il suo territorio ma anche facendo di Chiusi una base logistica e di servizi per ulteriori escursioni – anche di turismo gastronomico e termale – è una carta decisiva per il rilancio dell’economia locale. Un’altra legge dell’economia è infatti quella di “vendere” qualcosa che altri non hanno e che quindi è oggetto di una “domanda”, non qualcosa che hanno tutti e che quindi è poco appetibile. Si deve partire dalle specificità di questo territorio (che sono tante) e farle fruttare. Altrimenti, si proceda con queste “flebo” che volta per volta danno “forse” un po’ di respiro, sperando però che la “nuttata” passi da sola e in fretta.

  17. pmicciche scrive:

    Che Fiere e Feste siano solo dei palliativi è di una evidenza incontrovertibile. I Consumi – e con essi l’Indotto – aumentano solo in quel segmento temporale e non strutturalmente. Il livello poi è talmente basso che non può attrarre che un pubblico tendenzialmente locale.
    La Cultura, così com’è spesso intesa, non aiuta granché l’uomo spiritualmente nella vita quotidiana e nemmeno materialmente, attraverso il Turismo culturale.
    Se non si ripensano seriamente definizioni, obbiettivi e strategie da questa crisi non se ne uscirà. Adda passa’ a Nuttata…..si, accendendo la Luce…… magari.

  18. Hotel, ristoranti e negozi, se guadagnano, creano occupazione e quindi benessere che arriva ai cittadini.
    Hotel, ristoranti e negozi più guadagnano e più tasse pagano (o meglio dovrebbero pagare) e quindi benessere che arriva ai cittadini tramite maggiori servizi che i percettori delle tasse possono erogare, compresa la cultura, che, per essere diffusa, ha bisogno di risorse economiche che, direttamente o indirettamente, arrivano sempre dalle attività economiche.
    Volenti o nolenti è l’economia che muove il benessere e l’economia la fanno le attività produttive di ogni tipo altrimenti perché ci preoccupiamo tanto che la nostra economia ristagna?

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