Le tre lezioni del referendum

di Paolo Scattoni

Ieri, per chi non lo avesse capito, nell’inviare tre “articoli” con i dati nazionali e locali, cercavo un modo per esorcizzare la tensione per scelte che avrebbero cambiato  le nostre vite.

E’ andata come speravamo, il quorum è stato raggiunto e i Si sono stati un plebiscito. 

Ci sono almeno tre lezioni da trarre da un risultato davvero importante. La prima lezione riguarda il superamento dei tradizionali, vecchi canali del consenso politico che passa sempre meno dalle strutture dei partiti e sempre più da canali non verticistici come la rete. Da questo punto di vista tanto di cappello per i tanti elettori di centrodestra che hanno ragionato con la propria testa e non hanno seguito le indicazioni strumentali dei propri leader (Berlusconi e Bossi avevano invitato all’astensione).

La seconda lezione riguarda l’accresciuta responsabilità per ognuno di noi. Se abbiamo definitivamente deciso che i beni comuni, come l’acqua sono sottratti al mercato e affidati alle comunità locali, accresce il ruolo di controllo che ciascuno di noi deve esercitare sulla qualità del governo pubblico.

Infine la terza lezione ci racconta che sono cambiati i paradigmi dello sviluppo. La produzione decentrata di energia insieme a politiche di risparmio, implica una nuova concezione dell’economia e del mercato.

Insomma ci aspetta un grande compito e dobbiamo prepararci.

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7 risposte a Le tre lezioni del referendum


  1. enrico funalbi:

    Per il sig. TOMASSONI, se il porta a porta viene fatto con criterio da tutti i cittadini possiamo raggiungere una buona percentuale di raccolta differenziata(VEDI ALTRE REGIONI COME IL TRENTINO..ECC.)è solo una questione di mentalità e di abitudine.

    Non credo che il porta a porta serva a incrementare le percentuali di riciclo. Perlomeno, ho il sospetto che l’incremento dovuto a quella specifica tecnica sia alquanto modesto (e fronte invece di un bel disagio per l’utenza).

    La tecnica del porta-a-porta rappresenta in pratica “il primo miglio” della spazzatura. Nessuno ha voluto fornire dati che permettano di capire se la migliorata qualità del riciclo è solo da imputare al porta a porta o piuttosto alle tratte successive. Quindi fino a prova contraria il fatto che il porta-a-porta “sia meglio” lo annovero tra i credo religiosi.

    E la mentalità e l’abitudine di cui parla potrebbe essere quella di ottemperare obtorto collo a tutto quello che decide la PA.

  2. luca scaramelli scrive:

    condivido i contenuti del tuo articolo paolo (scattoni), in particolare, anche pensando alle prospettive future di come potrà evolversi l’elaborazione politica, tanto a livello locale che a livello nazionale, mi preme sottolineare il primo aspetto che evidenzi, e cioè il ruolo sempre più marginale dei partiti nella raccolta del consenso.
    per questo motivo ieri ho trovato quasi irritante l’immediata salita di bersani sul carro dei vincitori, ma lo sappiamo gli italiani hanno memoria corta e quindi nessuno più ricorda quando il pd accusava chi stava raccogliendo le firme sui referendum di fare un piacere a berlusconi.

  3. enrico funalbi scrive:

    Per il sig. TOMASSONI, se il porta a porta viene fatto con criterio da tutti i cittadini possiamo raggiungere una buona percentuale di raccolta differenziata(VEDI ALTRE REGIONI COME IL TRENTINO..ECC.)è solo una questione di mentalità e di abitudine.

  4. lucianofiorani scrive:

    Una festicciola improvvisata però poteva anche essere messa in piedi per un risultato certamente straordinario.

  5. Sono daccordo con Paolo su tutta la linea.

    Possiamo quindi sperare di poter evitare un referendum per l’abrogazione del porta-a-porta?

  6. carlo sacco scrive:

    Paolo, ce n’è una quarta che hai appena-secondo me non completamente nominato- quando tu parli di prima questione ma che ha un grande collegamento con tutta l’entità della risultanza politica che passa sempre di meno attraverso i partiti. Proprio per questa ragione occorre prenderne atto e lavorare conseguentemente.Sempre più le istanze della società civile salgono indifferenziandosi sempre di più fra destra e sinistra di fronte a temi come l’energia, lo sviluppo. l’ambiente e la sua fruizione.L’acqua non è di destra o di sinistra e vediamo che quando si chiede alla gente di decidere sempre di meno rispetta i canoni e le direttive dei partiti.Cosa vuol dire ?
    Vuol dire solo una cosa: I rapporti produttivi di questo tipo di economia incominciano ad essere chiari che sono fallimentari e mantenerli così come sono significa mantenere i livelli dello sfruttamento di grandi masse umane sulle quali il sistema economico globale basa la propria forza.Nessuno vuole scardinare la società poichè in tal caso i primi a pagare sarebbero i più deboli, ma s’impone un controllo ferreo sui beni globali del pianeta,e non ci devono essere interessi delle multinazionali che tengano di fronte a questo. Il messagio è chiaro, ed è soprattutto chiaro e rivolto a quei partiti che stando a sinistra operano sempre più spesso e neanche malcelatamente con gli stessi strumenti consoni alla destra. Oggi siamo un po’ di più tutti più ricchi, più consapevoli, più marcatamente a favore di una idea socialista che afferma un valore, e sempre di meno a favore dell’arricchimento di quelle che hanno giuocato un ruolo per 60 anni e più condizionando l’economia e la vita di tutti: le ”Multinazionali” dell’energia.Stasera hanno qualche ventosa in meno, ma non si rassegneranno di certo. Prepariamoci quindi ad essere vigili e ad intervenire soprattutto istituzionalmente lì dove si manifestano i problemi.

  7. come direbbe il nostro sindaco: ” è una partita aperta… E’ una sfida che dobbizamo vincere….. ci metteremo la faccia!) 🙂

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