Diffidiamo dei grandi progetti a lungo termine

di Roberto Donatelli

Ho letto sia l’articolo del Sig. Scattoni sia quello del Sig. Tomassoni. A dir la verità non ho capito un gran che dal secondo…..se non la conferma di ciò che ho già detto da qualche parte…….la piovra è una sogliola in confronto alla politica, specialmente quella del nostro Paese, il che mi conduce all’articolo del Sig. Scattoni.
Come al solito la prendo alla “larga”.
Tutte le idee sono teoriche, su questo mi sembra che non ci siano dubbi…… idee che, eventualmente, diventeranno pratica.
Prendiamo Montallese, con il suo piano di sviluppo. Buona idea……e se la messa in pratica delle idee si rivelasse un fallimento (e spero, veramente, di no)? Ci ritroveremo con grandi opere….in un deserto.

Giocare davanti a, diciamo, circa 300 spettatori in uno Stadio che ne può contenere circa 3000 è come giocare nel deserto. Basta chiedere a qualsiasi calciatore.
Questo non vuol dire che non si deve pensare in “grande”, ma che dobbiamo cominciare a guardare quello che abbiamo sotto i nostri piedi ora, invece di pensare a quello che avremo. Credo che dovremo imparare ad essere “cauti” nel seguire le nostre idee, specialmente se grandiose e rivolte non al presente attuale, ma ad un futuro che, specialmente ai giorni nostri, non sappiamo assolutamente che forma prenderà.

Il famoso piano quinquennale della “vecchia” Russia dovrebbe essere di monito, e quello era basato solamente su 5 anni ed i “tempi” erano molto più stabili di ora.
Credo che soltanto un profondo esame di ciò che crea le nostre idee  possa veramente cambiare il mondo in cui viviamo. A proposito ho stampato un libro nel lontano 1994. Non ha venduto alcuna copia, ma è ancora su Google sotto il suo titolo  -“Intelligence or imagination” by robelli-. Il passare del tempo non fatto altro che confermare le mie convinzioni.
Chiusi, nel suo piccolo, può iniziare la “rivoluzione mentale” dicendo NO ai “grandi progetti”…..la scelta c’è.

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2 risposte a Diffidiamo dei grandi progetti a lungo termine

  1. Quello che dice il Sig. Sacco è assolutamente vero….e c’è una ragione che non ha niente a che vedere con quello che siamo, ma con quello che pensiamo. Molto brevemente, il più ed il meno sono segni che indicano quantità e comparazione……punto e basta. Come hanno fatto a diventare sinonimi di sopravvivenza o estinzione?….l’organismo il cui collo si allunga sempre di PIU’ sopravviverà e prosperirà alle spese del suo simile il cui collo non si è allungato o si è allungato MENO. Trasferiamo questo concetto nelle nostre vite….ed il risultato è quello che abbiamo di fronte……cambiamo il concetto ed il risultato, conseuentemente, cambierà.

  2. carlo sacco scrive:

    Donatelli lei è un saggio, ma la sua idea cozza contro un’altra che è quella delle ragioni del profitto in una società dove sopravvive colui che i profitti li fa e che si predispone a farli domani ancora più di oggi indipendentemente se la sua azione porti il mondo allo sfascio. La logica è questa e non mi si dica che il nostro sistema economico scantoni da tutto ciò, anzi è sempre più aderente a tali princìpi. Siccome gli uomini oltre ad essere di ogni categoria sociale sono anche di ”ogni categoria pensante” allora ci sono coloro che si adeguano, coloro che spingono perchè si realizzino quelle condizioni da cui trarre vantaggio, ci sono coloro che si oppongono.Fin’ora nel mondo sono stati vincenti coloro che spingono perchè si realizzino le condizioni di sviluppo(per loro) e gli altri si adeguano.Le ragioni che portano in loro suffragio sono le più varie,quelle dello sviluppo,quelle della sostenibilità(chissà cosa s’intenda con tale parola dato che le logiche del profitto rendano la sostenibilità come l’elastico delle mutande che dove la tiri arriva…)ma per dare una risposta a loro, basta guardarsi intorno ed inserire la spina in quello che si ha sotto i capelli, se si possiede.

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