Un pomeriggio a Orvieto che spiega anche qualcosa di Chiusi

di Paolo Scattoni

Ieri pomeriggio, venerdì 18, sono stato a Orvieto per partecipare a due eventi: un interessante convegno e un sit in. Iniziative molte diverse, ma, come vedremo anche molto legate fra loro.

Partiamo dal convegno, organizzato nell’ambito di Umbria Water Festival. La Regione Umbria in collaborazione con una miriade di enti, associazioni e imprese ha organizzato dal 17 al 20 maggio, decine e decine di piccole e grandi iniziative sul tema dell’acqua (domenica fra l’altro due a Città della Pieve, una delle quali un’interessante mostra sul giardino “senz’acqua” organizzato da Lucia Scovacricchi nel suo vivaio di Salto del prete).

Il convegno sull’antico porto romano di Pagliano si è tenuto appunto ieri presso il Centro Studi di Orvieto nella sua sede di piazza Duomo. Non entro qui nel merito delle interessanti relazioni di studiosi come Giuseppe della Fina (Fondazione Faina), Claudio Bizzarri (direttore del Parco Archeologico Orvietano), Paolo Bruschetti (Sovrintendenza archeologica) e Maurizio Conticelli (ex Comunità Montana).

Non entro nel merito delle relazioni, tutte interessanti e di alto livello, ma sul modo con il quale si è riuscito ad arrivare ai risultati conseguiti negli scavi iniziate nel 1999 che hanno portato a documentare e mettere a disposizione degli studiosi una ricca documentazione di questa antica struttura di epoca romana alla confluenza fra il Paglia e il Tevere. Gli scavi e gli studi sono stati possibile solo attraverso il coordinamento del Centro Studi che grazie al suo direttore Stefano Talamoni è riuscito a mettere in collegamento tante iniziative e strutture, compresa l’opera di studenti di archeologia di università americane che frequentano un semestre del loro corso di studi proprio presso il Centro studi di Orvieto.

Alla fine del convegno dopo aver dato una rapida occhiata alla mostra sugli scavi di Pagliano che rimarrà aperta anche nei prossimi giorni e che consiglio caldamente, ho poi rinunciato al rinfresco a base di vini locali e proprio davanti al Centro Studi ho partecipato al sit in organizzato dal gruppo In Movimento per Orvieto per protestare contro il trasferimento del Centro studi presso un edificio assolutamente inadeguato allo scopo, praticamente una sorta di eutanasia del Centro studi stesso.

Nell’organizzazione dell’evento l’ex sindaco Stefano Cimicchi che ha introdotto il tema, spiegando cosa sta avvenendo a Orvieto: una sorta di smantellamento sistematico di tante iniziative e tanto patrimonio.

Cimicchi, all’indomani della decisione della Corte dei Conti che separa la sua posizione e della sua giunta sull’attivazione di derivati con la gestione disastrosa di quelle successive, E’ così riuscito a spiegare l‘incredibile vicenda dell’edificio e della costruzione di un deficit nei bilanci del Centro studi che sembra voluto proprio per “favorire” l’alienazione di quell’edificio utilizzato per oltre 700 anni dalla comunità orvietana.

Ho molto apprezzato il sit in, non tanto per reminiscenze di impegno giovanile, quanto piuttosto per la qualità della partecipazione e degli interventi.

Sarà interessante seguire la vicenda perché può essere utile per valutare quello che sta succedendo da noi. Cercate di indovinare per cosa si vorrebbe utilizzare l’ex ospedale. Ma per un albergo a cinque stelle naturalmente! Peccato, però, che non ci siano proprio le condizioni tipologiche per questa trasformazione. La cosa vi ricorda forse un tentativo analogo a Chiusi?

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