Di “strade dritte” non se ne fanno più

di Massimo Mercanti

Alla presentazione del libro di Francesco Pinto “La strada dritta” (Strade Blu Mondadori € 18,00) il romanzo dell’Autostrada del Sole, a Cetona nella Sala Polivalente abbiamo ascoltato autorevoli interventi del giornalista Paolo Franchi, del Professor Stefano Maggi, docente di storia contemporanea all’Università degli Studi di Siena, quello di Marco Macchietti e Luca Ceccobao rispettivamente assessori provinciale e regionale alle infrastrutture e mobilità.

Sebbene gli interventi tributassero in maniera enfatica l’apprezzamento per l’epico romanzo, ci si è lasciati andare a qualche sorrisetto latentemente snob. Fino a quando le parole espresse dall’autore ci hanno convinto: “il 19 maggio del 1956, il giorno in cui su uno sterrato di poche centinaia di metri viene dato inizio ai lavori, non c’è nulla: non un progetto definitivo, non le tecnologie, non le competenze professionali, non i soldi necessari”. Solo il coraggio.

Ecco, forse è stato questo che ha fatto scattare l’interesse, ma soprattutto intravedere le recondite analogie che interessano il nostro territorio. Ecco che allora, anche una “storia” diversa può, con adeguato rapporto e proiezione geometrica, sollecitare una riflessione. Quanti progetti abbiamo per il nostro territorio attraversato dalle grandi infrastrutture, le sensibilità per poterli portare avanti con quella professionalità che contraddistingue?

Abbiamo ascoltato gli aneddoti di un potere politico alle prese con un tracciato autostradale che anziché andar “dritto” ha provocato un’ansa. Pensa, noi abbiamo avuto la fortuna di veder costruita la linea ferroviaria Direttissima Roma-Firenze e ce la siamo lasciata occupare dai treni dell’Alta Velocità. In compenso si è unito Roma con Milano in tre ore di tempo facendolo considerevolmente aumentare a coloro che viaggiano tra Roma e Chiusi.

Che senso ha, aver speso tutti quei soldi per le interconnessioni di Orte, Orvieto, Chiusi, Arezzo e il Valdarno, se poi hanno perso lo scopo iniziale di unire in poco tempo le maggiori città? E’ mancato un coraggio. Quello che a suo tempo hanno avuto i politici in lotta con i manager per piegare la cosa “dritta”. La motivazione è complessa e mi rendo conto che non può essere trattata in un blog. Tuttavia, io credo che manchi l’interesse, l’orgoglio di tramandare alla “storia”, quell’essere fautore di questo o quell’operato.

Tutto è diventato normale amministrazione con i suoi tempi, le modalità che diluiscono e annullano le aspettative. Non esaltano neppure le cariche elettive che si ricoprono. Si sta nei posti chiave ma si deve ricorrere al “discorso” di circostanza che giustifichi questo o quell’insuccesso. Eppure questo romanzo ci racconta che persone fuori da qualsiasi contesto divennero manager di un’opera “impossibile”. Ci racconta che veri tecnici progettarono “un ponte che nessuno prima di loro aveva avuto il coraggio di immaginare”.

E tu, pensi che quei protagonisti avessero l’indole dei nostri “manager” tecnico-amministratori odierni? Che avessero paura dell’opinione pubblica e agissero in funzione del consenso? Avete mai letto per caso, una delibera di Giunta Comunale che approva un progetto definitivo di un parcheggio? Avrete notato e contato quante volte viene riportata la parola “visto…” in calce alla delibera?

Ma soprattutto si è consapevoli del fatto che chiunque metta la firma su quella delibera pensa di aver concluso un operato? E quanti tecnici saliranno la collina, con arrotolate le maniche di camicia, portando borse, tacheometri e cavalletti per studiare in maniera ossessiva l’orografia del territorio? Ma soprattutto, quanti di loro saranno mossi dall’orgoglio e la soddisfazione di poter magari dire “non si vive di solo pane”?

Quello che poi non capisco è che vengono create situazioni di stimolo e dibattito come quella della presentazione di un libro che racconta un’epopea. Ti accorgi che tutto è fine a se stesso. Ed io continuo a far polemiche che al solito pochi comprenderanno.

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Una risposta a Di “strade dritte” non se ne fanno più

  1. Ho lavorato, da ragazzo, all’Autostrada del Sole. Un’opera che non ha uguali al Mondo e che. tutt’oggi circa 50 anni dopo, FUNZIONA. L’articolo del Sig. Mercanti dovrebbe far riflettere, seriamente ed a lungo, su come siamo riusciti ad arrivare ai giorni nostri dove di “strade dritte” non se ne fanno più.

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