Le origini di santa Mustiola

di Fulvio Barni

Se sono storicamente certi l’esistenza e il martirio di Santa Mustiola, supportati da documenti ufficiali antichissimi, non è altrettanto sicura la sua provenienza ed il modo in cui arrivò a Chiusi. Anche se, a dire il vero, per quanto riguarda il martirio, esistono due versioni.

C’è chi sostiene che sia avvenuto nel 258 sotto l’imperatore Valeriano e chi, come recita la “Passio”, nel 274, sotto l’imperatore Aureliano. Molti studiosi nel corso dei secoli hanno tentato di pervenire alla realtà dei fatti e qualcuno ha pensato pure di esserci riuscito. Purtroppo però le molte teorie scaturite, a volte contrastanti tra loro, hanno di fatto prodotto soltanto ulteriori incertezze ed ancora oggi il modo della sua venuta a Chiusi rimane avvolto nel mistero, o meglio, nella leggenda.

Tra i vari testi che ho potuto consultare ho scelto di trascrivere quello che forse potrebbe avere un tenue fondamento storico. Si tratta di un piccolo libro pubblicato in Roma nel 1696, con licenza dei superiori(1), dalla stamperia di Marcantonio e Orazio Campana, dal titolo Breve racconto della prosapia e martirio di Santa Mostiola”. Naturalmente lo scritto di cui sopra, che narra la storia della parentela con l’imperatore Claudio II il Gotico, è in italiano antico e quindi poco comprensibile. Ho cercato quindi di riassumerlo e rendere la sua lettura il più scorrevole possibile, pur non alterandone l’originalità. C’è però chi asserisce, forse anche con qualche certezza, che la nobiltà di Mustiola sia derivata dalla gens Asinia, arrivata ai fasti dell’impero Romano con Asinio Volusiano Gallo, figlio dell’imperatore G. Vibio Treboniano Gallo.

La consanguineità con Claudio II, il Gotico si tratterebbe, quasi sicuramente, di pura leggenda e potrebbe aver indotto nell’errore il fatto che un’altra donna, anch’ella della gens Asinia, Gemina Asinia Bebiana, aveva sposato il sopra citato imperatore G. Vibio Treboniano Gallo, del quale Claudio II il Gotico, da giovane, era un ufficiale. La sua provenienza familiare ce la potrebbe forse confermare un’iscrizione funeraria, proveniente dalla catacomba di Santa Mustiola, oggi custodita in Cattedrale, dove è citata una certa Giulia Asinia Felicissima “ex genere Mustiolae sanctae”.

L’imperatore Claudio II, il Gotico, ebbe i suoi natali da nobilissimi parenti della Dalmazia. Fin da giovanissimo entrò a far parte dell’esercito Romano sotto Decio, dal quale ebbe un gran numero di doni in ricompensa del suo coraggio e valore. Gli arrise sempre favorevole la fortuna e sotto Valeriano fu nominato Tribuno dell’esercito e Prefetto della quinta legione. La sua prudente condotta lo portò nelle grazie dell’imperatore che non gli lesinò generosità e riconoscimenti, come attesta la lettera scritta al Procuratore della Siria e registrata da Trebèllio Pollione(2). Fu tanto amato e stimato da Gallieno che spesso lo onorò col titolo di “amico” e “padre”. Alla sua morte fu eletto imperatore dall’esercito e confermato con grandi acclamazioni anche dal Senato di Roma. Chiamò vicino a se i parenti e distribuì loro cariche, onori e prerogative, come si conviene ai consanguinei dei regnanti. Aveva due fratelli, Quintilio e Crispo. Quest’ultimo una figlia di nome Claudia, la quale era sposata a Eutropio (3), nobilissimo cavaliere di Dardania, dai quali nacque Costanzo Cloro, padre del grande Costantino. Tra le tante sorelle che ebbe, una si chiamava Costantina e si era unita in matrimonio con il Tribuno degli Assiri. Aveva anche una cugina di nome Mostiola.

Fu tanto glorioso per la repubblica, il governo di Claudio, che parve essere venuto al mondo per estirpare i Barbari e gli altri nemici dell’impero. Uccise e tolse ad Aureolo(4) quanto aveva usurpato. Combattendo contro i Goti e gli Sciti, sia per terra sia per mare, fece una tale strage che parve prodigioso il numero dei nemici uccisi. E persino Trebèllio, che ne fece il racconto, durava fatica a crederci se non fosse stata sempre grande la fama delle legioni romane. Rimase imperatore soltanto due anni perché un’epidemia di peste lo uccise a Sirmio. Alla sua morte il Senato di Roma diede il titolo di Augusto a Marco Aurelio Claudio Quintilio, suo fratello, che governò alcuni mesi. Le truppe non lo riconobbero e al suo posto acclamarono Imperatore Aureliano. La Principessa Mostiola, visti tanti cambiamenti repentini, in così poco tempo all’interno della sua famiglia, abbandonò Roma con pochi familiari e si ritirò in Chiusi, città della Toscana, lontana dalla stessa Roma tre sole giornate. E’ incerto se partì da Roma battezzata, oppure lo fece Marco, che allora era Vescovo di Chiusi. E’ in ogni modo sicuro che a Chiusi ella si prodigò molto in opere di carità. Fu sempre riverita e ossequiata, non solo per la sua condizione di nobiltà, ma soprattutto per le proprie eroiche virtù”.

(1) Con l’approvazione delle autorità ecclesiastiche.

(2) Uno dei compilatori dell’Historia Augusta, autore delle vite di Valeriano, di Gallieno, dei “Trenta Tiranni (gli usurpatori del sec. III) e di Claudio II il Gotico.

(3) Ministro dell’impero d’Oriente

(4) Imperatore Romano. Uno dei tanti usurpatori avutisi nel periodo dell’anarchia militare del sec. III. Sconfitto da Gallieno e, successivamente, a Milano da Claudio il Gotico, fu ucciso dai suoi stessi soldati.

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