“Dalle promesse ai fatti”

di Anna Duchini

“In giunta abbiamo approvato il progetto esecutivo per la realizzazione di un marciapiede che collegherà CHIUSI SCALO con CHIUSI CITTA’.
Un sogno che potrà diventare realtà, quello di collegare queste due realtà e fare delle due una città sola. Nei prossimi mesi appalteremo i lavori e entro questo anno, se tutto filerà liscio, riusciremo ad iniziare i lavori” .

E’ quanto ha scritto il sindaco su facebook sotto il titolo: Dalle promesse ai fatti.

Quello di collegare le due reatà per farne un’unica città è un altro ritornello (come quello delle case al campo sportivo), che a forza di ripetere si pensa di farlo rientrare nell’ordine naturale delle cose.

Così non è!

Va detto che questa balzana idea, mai discussa pubblicamente prima della presentazione del Piano strutturale, non è un’originale trovata dell’attuale sindaco. Viene dal piano del 1974 grazie al quale ci siamo mangiati tutta la zona collinare di Pozzarelli, si è allargato Rione Carducci, si è lottizzato tutta Poggio gallina e santa Caterina.

Ora vogliono completare l’opera, distruggendo quanto è rimasto delle colline che separavano il centro storico dallo scalo. Area pregiata (e vincolata) dal punto di vista paesaggistico, disseminata di zone di insediamenti archeologici (tombe etrusche e catacomba di santa Caterina) e fragile da un punto di vista idrogeologico.

Unire i due centri è una follia che non ha nessun tipo di giustificazione; nè urbanistica, nè sociale, nè di ottimizzazione dei servizi. L’unico interesse reale a costruire in ciò che è rimasto di quelle colline è l’aumento del valore dei terreni trasformati in edificabili.

Il sindaco parla di sogno, a me pare un incubo. 

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5 risposte a “Dalle promesse ai fatti”

  1. Allora ha ragione il Sindaco quando afferma che Chiusi ha circa 10mila abitanti! Ed io che credevo di abitare in un tranquillo (troppo) piccolo paese.

  2. marco lorenzoni scrive:

    E’ evidente che riempire di cemento l’area tra santa Caterina e Chiusi Città non trova giustificazioni, nè dal punto di vista della pressione demografica (che non esiste), né da altri punti di vista. Anzi si andrà a congestionare e a circondare quella che oggi è un’area sportiva… Per di più con già pesanti problemi di accessibilità e viabilità. La scelta deriva, come scrive Duchini dalla pressione di chi possiede dei terreni che da agricoli diventeranno edificabili. Non c’è altra spiegazione logica. Come non c’è spiegazione logica a previsioni edificatorie elefantiache a fronte di un paese che cala invece di crescere… Scaramelli ha inaugurato il metodo della “democrazia diretta”. Bene. E’ un buon metodo. Lo usi anche per discutere della “ricucitura” tra lo Scalo e i centro storico. Vediamo che viene fuori. Probabile che i cittadini plaudano alla ricucitura e la giunta segni un punto a suo favore. Ma almeno si saprà perchè la scelta è stata fatta.

  3. pscattoni scrive:

    Ha ragione Daria (Lottarini) l’identità è unica. Ricorda che negli anni 60 c’era ancora un certo antagonismo fra il Chiusi Città e lo Scalo. Proprio per superare questa rivalità molti allora pensavano (sbagliando) che una “unificazione” edilizia (anche allora contraria ai principi che gli urbanisti consideravano corretti) l’avrebbe superato. L’architetto Menichetti fu fatto fuori anche perché si era opposto a questa impostazione.
    E’ davvero penoso che una proposta del genere si riaffacci; oggi che possiamo toccare con mano i disastri urbanistici degli anni ’70 e ’80.

  4. Concordo,con la Duchini.
    La realtà è che il Comune di Chiusi è composto da Chiusi Città, appunto, da Chiusi Scalo e da frazioni. Ogni componente con una realtà differente. Mettere tutto insieme, come se fosse una sola città, non potrà far altro che creare confusione sulle esigenze delle varie componenti del Comune di Chiusi. Per lo meno, questo è quello che penso.

  5. Daria Lottarini scrive:

    Perchè si ostinano a parlare di due città, io ho sempre avuto la consapevolezza di far parte di una città unica, comprese le frazione. Se per esigenze di consenso si inventa un problema che non esiste (la città divisa) allora è un’altro discorso.

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