La morte di Falk Renè Hagen

di Tommaso Provvedi

Ultimamente lo si vedeva sempre all’ingresso della Coop  di Castiglione del lago a chiedere l’elemosina. Viso smunto, sguardo tipicamente tedesco e tante lattine di birra a fargli compagnia.

Prima della cittadina umbra, René frequentava lo stesso supermercato, ma a Torrita.

Io e mio padre lo conoscemmo là, qualche anno fa, accompagnati da Barbara, una volontaria della Caritas locale. Pur essendo in Italia da molti anni, parlava poco la nostra lingua ma riusciva bene a spiegare chi erano i suoi unici amici: “bira e fumi” diceva spesso.

Era seriamente deperito. Dopo avergli offerto un caffè (chiaramente corretto) lo portammo al primo albergo aperto che trovammo, chiedendo se potevano ospitarlo per qualche giorno e fargli una doccia…ovviamente non avevamo soldi.

Perché non se lo prende lei?!?!” si sentì rispondere il mio babbo. Fu così che ci prestarono una camera al secondo piano per pulirlo, lavarlo e asciugarlo… poi via verso Chiusi.

Una volta improfumato, lo portammo a cena con altri amici della Caritas e, dopo mangiato ci fu il primo problema: a che era servito lavarlo per bene se stanotte se ne fosse riandato a dormire in qualche panchina?

Dunque René rimase a dormire da noi. Per qualche settimana. Scoprimmo che era diabetico e necessitava di continue cure. Meno male ci pensava mia madre a fargli le punture, perché qualcun altro da quanto era magro, avrebbe avuto paura di bucarlo. Poi si trasferì al Mondo X di Pescia. Ma dopo pochi mesi ci chiamarono: René voleva tornare dai suoi amici di Chiusi.

Un bel problema: dove l’avremmo ospitato?

Ebbene fu così che nacque la prima foresteria di vicinato della Fraternità “Falk René Hagen”, si perché la fraternità era nata grazie a lui. Poi la poesia finì presto: dopo meno di un anno disse di voler tornare in Germania a cercare i suoi figli, invece si ridiede al barbonaggio, senza voler parlare più con noi. Grazie a Dio, però, la comunità di Castiglion del lago non gli fu indifferente. Molti lo conoscevano, lo invitavano a pranzo e tentavano di aiutarlo; compresi vigili urbani e servizi sociali. Ma lui era troppo “selvatico”.

Falk René Hagen, in questi giorni di neve e freddo, ci ha lasciato. Un ictus per il medico legale.

Quanti senzatetto se ne vanno tra l’indifferenza della gente.

Ma la tua morte René non ci rimane indifferente. Perché ci hai insegnato una cosa molto importante: l’umiltà di farsi servire.

In un mondo in cui ognuno deve far da sé senza aver bisogno di nessuno tu hai permesso ad un ragazzetto e ad un ferroviere pensionato, che mai avevi visto prima, di farti lavare e curare piaghe e ferite. Un gesto di estrema umiltà che ha fatto nascere una fraternità, che ora porta il tuo nome.

La fraternità intera ti ringrazia René.

E spera di poterti fare un ultimo atto di riconoscenza, se sarà possibile, dandoti degna sepoltura nel comune in cui ancora risultavi residente: il comune di Chiusi.

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6 risposte a La morte di Falk Renè Hagen

  1. don mauro scrive:

    Caro Tommaso,
    bene hai fatto a dare notizia deltuo amico anche in un tempo di dolore…
    Il bene va raccontato, sebbene sottovoce, perchè fa più rumore un albero che cade di una foresta di bene che cresce…aiutiamo la foresta a crescere anche scrivendo e prestando attenzione al dolore egli ultimi.
    E’ da quella propsettiva che si legge meglio il complesso progetto di Dio per noi…
    Un abbraccio forte e l’invito ad andare avanti nel fare il bene…anche quando non ci è chiaro cosa sia bene fare…

  2. Roberto scrive:

    Buongiorno Tommaso e grazie del bell’articolo. Io vivo in Germania ma sono originario di Castiglione del Lago, dove torno ogni pochi mesi, per cui mi era capitato molte volte vedere di vedere questo signore seduto all’ingresso della Coop a fare l’elemosina. Una volta gli ho parlato in italiano, ma lui si trincerava dietro la mancata conoscenza della nostra lingua. Allora gli ho parlato in tedesco e lui ha fatto muro, quasi impaurito. Per alcuni giorni, quando mi vedeva passare, nascondeva lo sguardo. Mi sono sempre chiesto di dove fosse esattamente, se avesse figli ecc. Probabilmente i suoi famigliari ancora non sanno nulla della sua morte. Se vi fossero notizie al proposito (luogo di origine, famiglia) sarebbe molto utile che le pubblicassi.
    Grazie e saluti,
    Roberto

  3. Andrea Baglioni scrive:

    Grazie!!!!
    Grazie per la vostra testimonianza per il vostro esempio di gratuità… grazie perché in un momento di crisi socio-politico-economica la sola cosa che sembra conti è l’apparire mentre voi…. nel vostro piccolo senza ostentazioni fate qualcosa di veramente concreto, grazie per questa realtà, grazie per aver dato una speranza vera!!!!

  4. Paolo Giglioni scrive:

    Mi sembra di ricordare che aveva un cane ! E’ vero, non tutti, compreso io, hanno il coraggio di farsi carico di queste situazioni. Di avere la giusta considerazione di queste vite, di storie sconosciute dense di drammi, rifiuti, difficolta’ ad essere accettati od a volere accettare la vita come viene intesa in questa societa’ ! Un plauso a voi che avete questo coraggio e questa fede ! Bravo Tommaso a fare queste riflessioni e grazie di questa notizia ! Mi serve come insegnamento !

  5. Gentile Signor Provvedi,
    volevo ringraziarLa per averci informato sulle vicende del Signor Hagen.
    Non ho mai avuto un contatto approfondito ma ho sempre ammirato la dignità che riusciva a trasmettere.
    Sono veramente dispiaciuto di questa triste fine anche perché, dal Suo ricordo, appare chiaro che, con un po’ di buona volontà e pazienza, questa tragedia si sarebbe potuta evitare o perlomeno rimandare.
    Ci terrei molto partecipare alle esequie e se riuscisse a portarlo a Chiusi, Le sarei grato se potesse comunicarlo per tempo.
    Grazie
    Maurizio Ceragioli – Castiglione del Lago

  6. carlo sacco scrive:

    Adesso che l’ho visto in fotografia me lo ricordo perchè ogni tanto lasciava la Coop di Chiusi per sedersi nel marciapiede del Supermercato accanto a casa mia. Ogni tanto quando mi trovavo a Chiusi e lo vedevo gli davo qualcosa, ma poi smisi perchè mi resi conto che ci comperava la birra. Quando gli lasciavo qualcosa annuiva col capo senza proferire parola, ma il suo modo di fare era dignitosissimo e fu quello che mi colpì. Non chiedeva nulla ed i suoi occhi azzurri non imploravano, ti guardavano e basta, e forse quello era un messaggio più forte di ogni altra cosa, un messaggio che ti spingeva a ragionare, ed arrivavi a capire la sua solitudine.
    Adesso se n’è andato, ma resta la testimonianza emblematica della vita di una persona -come sono tante nelle sue condizioni- che sono abbandonate a loro stesse e nella loro debolezza spesso sono le più sofferenti. E una riflessione simpone ancor più doverosamente ed è quella della ragione di questo sistema perverso che lascia alla carità dei singoli o dei gruppi di assistenza o religiosi questo problema umano di dimensioni immense, e invece di destinare risorse a tutto ciò nella maniera sufficiente, arriva perfino a riscaldare il terreno dei campi di calcio per far giocare le partite d’inverno fra il plauso della gente, ma non solo questo, ci sarebbe anche ben altro.

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