Che classe politica esprimono le nostre zone?

di Massimo Mercanti

Pensa te dove ci può portare una riflessione sulla soppressione di un Eurostar da Roma a Chiusi: a discutere sui massimi sistemi…tra liberismo e liberalismo!

A volte mi chiedo se i tanti Moretti nelle loro scelte di Amministratori Delegati si fanno scrupolo di trovare una coerenza “ideologica” nei loro operati, se non altro di buon senso.

In realtà la premessa a un breve saggio di Giuseppe De Rita e Antonio Galdo (L’eclissi della borghesia – Editori Laterza) ci offre lo spunto per una riflessione più generale. “L’eclissi della borghesia è il comune denominatore di una crisi che ha investito con uguale intensità, la politica, l’economia e la società… A una politica schiacciata sul presente, povera di autorevolezza e di passioni, corrispondono una società appiattita e impaurita, priva di slanci, e un’economia che non cresce e non innova, incapace di accendere il motore di un nuovo ciclo di sviluppo”.

Comprendo benissimo che non è questo il luogo per sviluppare un’analisi molto più vicina ai nostri contesti municipali e territoriali, ma soprattutto non vorrei che fosse interpretato come un tentativo di ripristinare una nostalgica “élite” foriera di conflitti sociali.

Tuttavia mi sono chiesto se per caso i tanti Assessori Ceccobao, come i tanti Nasorri e ancor prima di loro, deputati come i tanti Ceccuzzi, i tanti Bezzini, i tanti Sindaci dei nostri paesi, segretari di Partito Regionali, Provinciali e locali… che si sono alternati negli anni nei posti di “potere” abbiano mai fatto riflessioni del genere.

Con quale specificità e bagaglio “ideale e culturale” si sono avvicendati nelle loro scelte di operato politico amministrativo quando si sono trovati ad avere un minimo di “potere” decisionale?

Se le cose stanno al punto in cui sono (politica sui trasporti regionali e interregionali fallimentare), una banca da secoli in mano ad una città e al suo territorio in una crisi senza precedenti (fallimentare?), un lento scomparire della municipalità imputabile secondo alcuni ai “costi della politica” quando molti dei consiglieri comunali danno il loro apporto “gratis”.

Una inadeguata conduzione della politica territoriale che dovrebbe razionalizzare le risorse ma non riesce a dare soluzione nell’accorpamento dei servizi. Paesi termali che reclamano lo stato di crisi e significative municipalità che perdono le loro sedi giudiziarie.

Di chi è la colpa? Di coloro che osservano e criticano “disinteressatamente”?

Insomma, questi “potentati” politici insediati da sempre nelle stanze dei bottoni che cosa ci fanno del potere loro conferito? Nel prestarsi alla politica avranno mai avuto la presunzione (almeno personale) di poter fare qualcosa, minimo di buon senso e di condivisione, a nome della collettività che li ha eletti?

Il fatto che nessuno mai abbia riconosciuto i propri limiti…la dice lunga.

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10 risposte a Che classe politica esprimono le nostre zone?

  1. Devo dare atto a coloro che hanno costituito questo blog di aver creato un “luogo” dove è possibile mettere in relazione una parte del sentire comune che si manifesta in quanto tale nella sfera pubblica. Se ci pensate bene dovrebbe essere questo il ruolo dei partiti (di sinistra o di destra) che da tempo non svolgono più. Mi viene da ridere pensando ai propositi dei Sindaci, una volta eletti , che affermano: “sarò il Sindaco di tutti i cittadini…” e poi falliscono proprio in quello che è il presupposto qualificante di partenza come quello di una “cultura politica condivisa” anche con quella parte di elettorato affine. Rispetto a quello che avviene nelle stanze dei partiti dove solerti funzionari presentano le linee guida di un programma ad una platea “asfittica”, basterebbe che gli assessori aprissero le porte dei loro uffici per ascoltare e dare credito alle istanze e ai contenuti del dibattito, tecnico e intellettuale, che avviene in questo blog per dare sostanza e coerenza a quella “cultura condivisa”. Non ci sarà modernizzazione senza un ruolo multifunzionale del partito politico che esprime istanze di governo (locale o nazionale che sia).…e questo è bene che si sappia!

  2. anna duchini scrive:

    Le categorie di destra e sinistra hanno perso totalmente il significato che hanno avuto nel corso del ‘900.
    Oggi la politica è ridotta ad affari e occupazione dello stato come aveva già denunciato Berlinguer alla fine degli anni 70.
    Il discrimine ormai è pre-politico; da una parte affaristi e carrieristi e dall’altra democrazia e legalità.
    Nelle nostre zone sono prevalsi affaristi e carrieristi grazie ad un sistema di clientele ramificato e consolidato nel tempo.

  3. pscattoni scrive:

    A Chiusi, per rimanere nel nostro, la emarginazione di nuove generazioni di giovani che si affacciavano alla politica l’ha fatto il PCI, poi il PDS e infine il PD. Fra i veterani esclusi a suo tempo possiamo annoverare Fiorani, Lorenzoni, Battilana etc. Per quanto riguarda i più recenti basta vedere quello che è avvenuto durante la campagna elettorale scorsa quando si poteva forse riuscire a coinvolgere nuovi soggetti e incvece si è èprovveduto a far allontanare alcuni che già erano impegnati come Tommaso Provvedi.

  4. carlo sacco scrive:

    Coloro che si affacciano alla politica come ”innovatori”io da diversi anni non ne notati nemmeno uno.E’ vero che dall’altra parte regna il conformismo, ma oltretutto è un conformismo di stile e di sostanza che sinceramente mi appaiono grotteschi,balbettanti, che hanno assorbito come prima istanza la regola dettata dalla politica scaturita dalla fine della prima repubblica e dal craxismo per la quale la rottura dei vecchi schemi auspicata dal centrismo significava prevalentemente la divisione a sinistra,il decisionismo, e portare il mondo del lavoro alla rinuncia dei propri diritti acquisiti, dando a tale spinta il falso contenuto di modernità, chiaramente sposato fin dagli inizi da Confindustria e dalla destra. Da questi connubi scellerati sono nati Berlusconi,la crisi della sinistra,ed in ultima analisi col mutare delle opportunità politiche anche il PD ….Il terminale di tale questione che vediamo sotto i nostri occhi proprio nel PD possono esssere Veltroni ed ancor meglio Renzi.Sarebbero questi la modernità auspicata della quale abbisogna l’Italia della crisi ?

  5. Paolo Scattoni scrive:

    Il mancato rinnovamento della classe politica locale dipende da un meccanismo molto ben consolidato negli anni. Coloro che si affacciano alla politica con idee nuove e buona volontà vengono presto “seccati”. Sopravvivono i conformisti, quelli che si allineano sempre. Le probabilità che fra questi vi sia un innovatore sono quasi nulle. Infatti i risultati si vedono.

  6. carlo sacco scrive:

    La domanda iniziale che si pone Mercanti è abbastanza pertinente alle conseguenze che la tipologia della politica ha avuto. l fatto che se lo chieda in tale modo, sembrerebbe quasi un meravigiarsi di dove debba portare una discussione.Segno è che la tendenza è spesso foriera di dimenticanze gravi,quasi che non si compendi più che nelle cose più marginali che avvengono in periferia non siano più contenuti le materie proprie dei massimi sistemi.E’ una abitudine a ragionare che a prima vista appare più sfrondata di tutti quei lacci e lacciuoli che fanno apparire la conduzione della politica in maniera arcaica o portatrice di critica vetero-socialcomunista, ma non solo questa,tranne poi col proseguo del tempo imbattersi nelle contraddizioni che tale modo di condurre la politica produce. Nell’attuale classe politica anche e soprattutto locale,non ve n’è nemmeno uno di mia conoscenza che si comporti diversamente da tale schema.Si crede che schivare il passato possa produrre positività rispetto ai problemi da affrontare.E qui casca l’asino,anzi gli asini! Mercanti mi trova d’accordo nelle sue considerazioni, come Miccichè ed anche Fiorani.E’ talmente ovvio ciò che ne promana che sarebbe anche intellegibile alle truppe cammellate.

  7. lucianofiorani scrive:

    Indiscutibile quello che richiama Mercanti, però credo che dovremmo cominciare a chiederci se a fronte di tanta insipienza ci sia stata una rivolta civile, se il consenso degli “statisti de noantri” sia venuto meno.
    L’ideatore di quell’accrocco che è la pensilina della stazione di Chiusi ha voluto anche un impianto sportivo assolutamente fuori scala che graverà per i prossimi vent’anni sulle casse del comune per 200.000 euro l’anno.
    Conseguenze? Promosso!
    Non dimentichiamo che nel secondo mandato ottenne un plebiscito. La vox populi, da destra a sinistra, sosteneva che “portava soldi, quindi…”.
    Le passioni dei nostri politici le conosciamo ormai bene: auto blu e ricche prebende.
    Quello che mi indigna è l’arrendevolezza di popolazioni che si sono ridotte a clientes.

  8. Non vorrei essere morbosamente polemico ma quello che non è stato sottolineato (o messo in grassetto) nel mio intervento è: “ ,,, una politica schiacciata sul presente, povera di autorevolezza e di passioni…” che si riflette su quello che Micciche pone in evidenza: la valutazione qualitativa sull’agire politico. L’Amministratore Delegato delle ferrovie nei lontani anni ’80 era un segretario nazionale della CGIL trasporti. Il suo agire di tecnico trova coerenza con quell’ideologia che ha rappresentato da sempre quel Sindacato? L’Alta Velocità partita come project financing (sistema per attingere soldi privati) è finita pagata dagli Italiani. Vogliamo andare a verificare chi nel parlamento votò a favore di quella sciagurata finanziaria? La direttrice ferroviaria Roma-Firenze metteva Chiusi al centro di un importante snodo ferroviario. I potentati politici Regionali, provinciali e comunali come hanno difeso l’importanza strategica di quello snodo ferroviario? Con un Regionale Veloce che nei tempi di percorrenza contraddice la sigla? Con la pensilina per mettere in ombra i taxi che trasportano sempre meno turisti verso Chianciano? Lascio a voi fare ulteriori esempi di quella “autorevolezza venuta meno per una mancanza di “passioni”….

  9. lucianofiorani scrive:

    L’infimo livello della classe politica delle nostre zone è il risultato di più cause.
    Tra le principali secondo me vanno poste una società civile assistita e la mancanza di competizione politica.
    Da sessant’anni comandano sempre gli stessi e il sistema messo in piedi è funzionale non alla crescita civile ed economica delle popolazioni ma alle carriere di pochi. Il tutto innaffiato abbondantemente (almeno fino ad oggi) con i soldi della Fondazione.
    Qui ormai l’alternativa non passa più tra destra e sinistra ma tra futuro e passato. L’invecchiamento progressivo dei nostri paesi, non corroborato da forze fresche che sono inesorabilmente costrette ad emigrare lascia intravedere un orizzonte deprimente.
    I pochi giovani che restano hanno capito l’antifona e si adeguano (salvo lodevoli eccezioni).
    Scontri e conflitti non sono mai su idee contrapposte ma tra cordate dedite all’assalto alla diligenza.
    In questa situazione non ci si può meravigliare se emergono solo carrieristi e yes man.

  10. pmicciche scrive:

    Tutto vero. Rimane il fatto che il problema posto era precedente alla valutazione “qualitativa” sull’agire politico. Si può essere di Sinistra e agire politicamente male e anche comportarsi in modo poco lecito (non ho mai creduto al primato morale della Sinistra ma solo a quello degli individui). Qui invece si ha l’impressione che vi sia una sola “Ideologia”, una grande padella neo-DC che, come quella “storica”, ha sì diverse anime ma tutte riconducibili ad una sola matrice. La Sanità privata – guardate quella americana – costa molto di più di quella pubblica ed il perchè è semplice da capire. Ferrovie. Non è Moretti che doveva porsi i problemi ideologici ma la politica che gli ha dato il mandato di distruggere il servizio pubblico ferroviario; una politica purtroppo erede della grande Sinistra italiana, non la più comprensibile Destra liberista (che peraltro in Italia mi sembra esista solo in una versione pasticciata e consociativista). Tutti si assembrano al Centro, che sembra però già assegnato, con tanto di benedizione Urbi et Orbi. Si capisca, anche solo per opportunismo, che a Sinistra si apre un grande spazio perchè la politica del futuro vedrà necessariamente lo Stato in un rinnovato ruolo di regolatore delle dinamiche economiche e sociali.

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