Le osservazioni non contano? Vi racconto una storia

 

di Paolo Scattoni

 

Marco Lorenzoni insiste sulla scarsa incidenza delle osservazioni sul processo di approvazione del Piano strutturale. Non sono d’accordo e per giustificare questa mia opinione vorrei raccontare una storia che mi ha visto direttamente coinvolto.

Siamo alla fine degli anni ’80 ed essendo alcuni dei protagonisti ormai scomparsi eviterò di fare nomi. Siamo a Sarteano e il sindaco di allora procede a dare l’incarico a un professionista molto vicino al PCI di redigere il PRG. Il professionista procede e redige un PRG ampiamente sovradimensionato come il Piano strutturale di Chiusi adottato nel consiglio di mercoledì. E così come quello di Chiusi poneva grandi problemi di tutela del paesaggio anche in prossimità dei confini con il nostro comune.

Prima dell’adozione il capogruppo dell’opposizione DC venne a trovarmi e mi disse più o meno:”Professore, io so che lei politicamente non la pensa come me, ma me la può dare una mano per bloccare questa operazione che sembra assurda?”. Accettai volentieri. Buttai giù qualche appunto per la discussione in consiglio per l’adozione. Poi però ad adozione avvenuta con l’aiuto di un giovane architetto che conosceva bene il territorio di Sarteano mettemmo giù aun insieme abbastanza corposo di osservazioni. Ovviamente in sede di controdeduzioni in consiglio comunale tutte le osservazioni presentate dal gruppo consiliare democristiano furono respinte. Allora io consigliai il consigliere DC di contattare quei tecnici di “area democristiana” che facevano parte dell’organismo tecnico che allora istruiva in regione le pratiche relative all’approvazione dei Piani Regolatori.

Era ormai pratica consolidata che quella commisione decidesse all’unanimità. Così ci furono tagli assai sostanziosi. Quelle osservazioni furono in gran parte accolte e quindi il Consiglio comunale di Sarteano agli inizi degli anni ’90 dovette accettare quei sostanziosi tagli. La sindachessa che seguì ritenne opportuno di utilizzare la legge regionale 5 del 1995 di dare incarico per il Piano strutturale. Fu incaricato un valido tecnico locale e a un  docente universitario e il Piano strutturale arrivò con previsioni equilibrate poi approvato senza problemi.

Diciamo che quelle osservazioni, che molti considerano poca cosa, hanno salvato Sarteano da altre colate di cemento. Oggi quando ricordo all’ex sindaco di Sarteano, che è un mio amico, quella vicenda sorride e svicola, ma sono più che sicuro che è d’accordo con me sulla valutazione dei risultati dell’operazione.

Oggi ovviamente le cose sono diverse. La commissione tecnica regionale non esiste più (per fortuna!) . Rimane però l‘elemento “prestigio”. Se sapremo spiegare bene le cose come faranno Regione e Provincia, che giustamente reclamano il loro buon governo del territorio, a giustificare un piano che prevede ben 10 volte la reale domanda già di per sé generosa nei criteri calcolo? Secondo me questo è quello che dovremo soprattutto  far emergere  nelle osservazioni, ma anche attraverso iniziative pubbliche.

Poi sarà anche vero che la coscienza collettiva per il rispetto del territorio e per parametri di sviluppo diversi da quelli del mattone non è stato acquisita in questa vicenda del Piano strutturale. Ma è anche vero che non è un piano urbanistico a crearla, ci vuole ben altro.

 

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8 risposte a Le osservazioni non contano? Vi racconto una storia

  1. La “storia” conferma la regola che prescinde dalla politica. Chiedere 100 per ottenere 60. Se poi alcuni cittadini volonterosi si mettono di traverso e si arriva al 50, pazienza. L’obiettivo non dichiarato è raggiunto.

  2. anna duchini scrive:

    Il percorso indicato da Paolo Scattoni è convincente e ragionevole. Io ci sto.

  3. pscattoni scrive:

    Rispondon a Paolo (Miccichè), Marco (Lorenzoni) e Carlo (Sacco). Quello delle osservazioni può essere un importante passaggio politico, se ben supportato da solide argomentazioni tecniche. Come ha proposto Anna (Duchini) si può pensare a un’osservazione generale che rispecchi tutto il dibattito che è avvenuto su questo blog e prima su quello defunto, per argomentare che le previsioni di consumo di suolo debbono rispondere ad una domanda effettiva (si veda ad esempio l’intervento sintetico ma a mio avviso indiscutibile dell’architetto Pettini). Questa osservazione generale dovrà essere firmata da almeno una ventina di persone.
    Poi seguiranno quelle individiuali o di piccoli gruppi che discendono da quella generale. Se poi si accompagna il tutto con un convegno, sarà interessante vedere cosa ci dirà la Regione.

  4. carlo sacco scrive:

    Paolo, quando le strutture politiche non sono più sorrette dalla ”POLITICA” come da abbastanza tempo avviene, spesso viene scambiato dall’opinione pubblica il tecnicismo con la politica stessa.Quando il tecnicismo non fa altro che essere ed apparire agli occhi dei più la sostituzione della politica allora avviene quanto è intorno a noi. E non bastano soluzioni tecniche se non esistono quelle politiche. Questo vale per tutti, sia per le maggioranze sia per le opposizioni, diversamente si rischia di spruzzare etere inebriatorio agli occhi della gente per farla poi prona agli interessi di quelli di sempre.Non è cambiato nulla Paolo, da decenni a questa parte.Per sincerarsi di questo, nel piccolo, basta andare a vedere gli ultimi proclami della maggioranza sul raggiungimento del Piano Strutturale.Anche SEL aveva detto: Metri cubi zero-ce lo ricordiamo tutti-.Oggi plaude al raggiungimento del Piano, con gli aggettivi di ” bellissimo” e per di più su un piano che viene da lontano, non concepito da questa maggioranza.Questa a casa mia una volta si chiamava povertà della politica e politica della povertà.

  5. marco lorenzoni scrive:

    Caro Paolo, non ho scritto, né penso che le osservazioni non contano. Ho scritto che al contrario sono utili e serviranno pure ad evitare qualche obbrobrio. Predisporne e presentarne alcune sarà opera meritoria. Sono però dell’idea che spostino poco o nulla sul piano politico e che soprattutto non sarà quella la strada che farà crescere la “coscienza comune”, l’attenzione della cittadinanza, dei miltanti dei partiti (se esistono ancora) ecc. Una attenzione che finora non c’è stata nonostante tutte le nostre (solo nostre) accalorate discussioni. Evidentemente non siamo riusciti nessuno a scaldare il clima… Una cosa sono gli strumenti “tecnici” per incidere in qualche modo sulle decisioni e sugli atti amministrativi, altra cosa è la politica e la partecipazione della gente. Se per esempio alcune osservazioni fossero proposte da comitati di centinaia di persone, allora forse avrebbero anche un “peso politico”, altrimenti no. Tutto qui, il senso delle mie osservazioni da cui Scattoni prende le distanze. Forse mi ero spiegato male…

  6. pscattoni scrive:

    E’ il destino di chi studia rispetto a chi fa politica. C’è ancora una sorta di moto di inerzia nel considerare il mattone come motore di sviluppo. In questo contesto ci sono quelli fra i politici che ne sono convinti in buona fede, ci sono quelli che invece fanno finta di crederci perché così si riesce a a conquistarsi qualche spicciolo di consenso, ci sono poi quelli che invece hanno già “venduto” certe previsioni perché qualcun altro confezioni qualche pacco da rifilare a qualcun altro. Il lavoro di svelamento di queste diverse posizioni è assai faticoso e ne so qualcosa io che ormai da più di trent’anni sono, per quanto riguarda l’urbanistica, vox clamantis in deserto.
    Ci sono poi organi sovraordinati, come Provincia e Regione, che debbono mostrare coerenza rispetto ai principi che predicano e sul cui rispetto costruiscono il loro prestigio. Una richiesta di coerenza per quanto riguarda Chiusi, può essere espresso tramite le osservazioni e su altre iniziative. Anche le osservazioni possono divenire un buon terreno di confronto politico.

  7. secondo me comincia ad essere il caso di organizzarci in una sorta di NO TAV locale, con iniziative atte a bloccare, o quanto meno fare forte ostruzione, ad eventuali cantieri che insorgessero in zone di particolare pregio o particolarmente assurde. Sit-in, boicottaggi, sabotaggi , ecc.
    Insomma credo che sia venuto il mimento di organizzare una sorta di resistenza. In Italia di segnali del genere cominciano gia a vedersene. Più la crisi andrà avanti, più ci sarà spazio per la ribellione. Che il Gran botto abbia inizio!

  8. pmicciche scrive:

    La fine degli anni ’80 del Novecento non sono per niente uguali al secondo decennio del secolo successivo. Oltre a tutto il resto, il profondo drenaggio trentennale a suon di “spazzatura” televisiva, ha compromesso le possibilità di una valida reazione anticorpale, intrisi come siamo di individualismo e di cattivo gusto.
    Il discorso sarebbe lungo ma le osservazioni di Lorenzoni – che io condivido – credo appartengano ad un piano diverso. E’ chiaro che un’elite può comunque mettere in atto delle strategie che, in teoria e con molta fortuna, possono portare anche a delle revisioni; magari con l’aiuto di opportuni ricorsi formali nelle sedi opportune. Quindi niente da dire – e ci mancherebbe altro – sul fatto che se ne parli, si analizzi e si prospettino scenari diversi in nome di quello che si ritiene il bene della Comunità.
    Altra cosa è invece rilevare oggettivamente che, siccome parliamo “cinese”, chi ci ascolta ci guarda con aria interdetta incapace di comprendere il contenuto delle nostre affermazioni e il motivo per cui ci scaldiamo tanto.

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